venerdì 28 ottobre 2011

UN GIORNO PER CASO - 15

Tentai di spiegare nel migliore dei modi a Bètta e Francesco come si erano svolti i fatti: come Robert ed io ci eravamo incontrati e come lui mi aveva cercata ed invitata a trascorrere un pomeriggio con lui. Confessai tutte le bugie che avevo dovuto dire con grande stupore dei miei confidenti.
Dopo aver visto con i miei occhi la folla scalpitante che si era accalcata fuori dalla libreria in attesa di lui, raccontai loro di essermi resa conto di quanto possa essere difficile vivere una vita, o perlomeno dei giorni normali, tranquilli..per un attore di fama mondiale come Robert. Anche se lo avevo aiutato ed avevo trovato il coraggio di far fronte a quella strana situazione, anch’io ne ero rimasta colpita ed intimorita. Non si può mai sapere come si evolvono questi casi, se una di loro lo avesse riconosciuto sotto quel rudimentale travestimento…cosa sarebbe successo? Ci avrebbero travolti..o meglio, avrebbero travolto me e poi assaltato il povero Robert che voleva solo comprare un libro. Deve essere difficilissimo non sapere mai se puoi uscire oppure o no, doversi vestire sempre in modo che gli altri non ti possano riconoscere, non poter essere liberi di camminare tranquillamente nella propria città.
Sentirlo sempre così nervoso, distante, distratto era stato penoso per me per due motivi: uno perché, da donna innamorata, avrei voluto proteggerlo da tutto ciò come uno scudo vichingo; due perché anch’io facevo od avevo fatto parte di quelle fans, anche se non fisicamente, ma anch’io come tante avevo la mia parte su Facebook, sul web: anch’io ero un’ ossessionata, a modo mio, ma lo ero. Dopo averlo conosciuto e dopo, soprattutto, aver captato tra i suoi discorsi, il fastidio che lui provava per tutta questa esagerata attenzione da parte del pubblico femminile…quasi mi vergognavo di far parte di quel pubblico ed avevo una paura matta che in qualche modo lui lo scoprisse e ne rimanesse profondamente deluso.
Non mi ero mai fermata a riflettere, certo non avevo mai provato a mettermi nei suoi panni: continuavo a confidarmi e ad esternare i miei sentimenti ai miei amici come un fiume in piena.
Come si doveva sentire una persona ad essere inseguita di continuo da donne in eplosione ormonale che vogliono toccarti, abbracciarti, spettinare i tuoi capelli, baciarti…e anche da fotografi che scattano foto anche mentre esci di casa, che si appostano vicino alla tua auto, ti inseguono nonostante tu vada solo a comprarti un panino e ti infastidiscono in continuazione per un tuo sguardo, un tuo sorriso, una tua semplice, banale espressione.  Aprire il web, provare a digitare il tuo nome, e trovare migliaia di foto montate con la tua faccia e corpi di altri uomini che baciano altre donne ed addirittura alcune del tutto pornografiche. Gente che si spaccia per te, che è maniacalmente ossessionata….c’è da non sapere più chi si è veramente.
Senza considerare il fatto che tutto ciò sembra quasi oscurato dal suo modo di comportarsi sempre gentile, sempre controllato ed umile: non manca mai sul suo viso un sorriso, sempre disponibile con le fans…certo è il suo lavoro, ma penso che tutto questo metta veramente a dura prova la vita di una persona.
Stavo dicendo tutto ciò quando Bètta mi interruppe: - Sembra tutto così dorato questo mondo ai nostri occhi, che non ci fermiamo a pensare che la fama ed i soldi hanno pure un rovescio della medaglia che non è affatto facile da gestire e piacevole….ma dai, dopo tutti questi discorsi filosofici e giustissimi….dimmi un po’…com’è lui? E’ così bello come dici sempre?-
-Per carità, risparmiatemi questi discorsi, ok vado a farmi un giro e ritornerò tra un paio d’ore..sono già abbastanza scioccato..- si intromise Francesco temendo di essere di troppo in una conversazione che si faceva molto al femminile.
- Resta seduto dove sei!- gli intimammo insieme Bètta ed io…anzi Bètta fu molto più convincente con una bella gomitata nel fianco
-Non te ne andare ti prego Franci, ero venuta da te proprio per avere un parere maschile, ti prego ho bisogno di sapere se mi trovo in un mondo reale oppure, non so, siamo forse sull’isola di Lost con le sembianze dell’Inghilterra e questo è il Purgatorio perché a me sinceramente mi pare il Paradiso…stanno succedendo cose assurde…Incontro Robert Pattinson così, come si può incontrare un vecchio amico di scuola…Giovanni che dopo vent’anni di letargo e di indifferenza sembra parlarmi e comportarsi come se non fosse passato nemmeno un giorno da quel luglio…proprio adesso, perché? Ditemi se siamo in un mondo normale o sono dentro ad una specie di gioco virtuale? Sono il personaggio di un videogioco? Vi prego aiutatemi…non so più cosa pensare…- ero disperata, mille interrogativi si ammassavano nella mia testa senza una risposta decente.
Francesco si avvicinò a me sedendosi accanto, mi accarezzò la testa ed senza preavviso mi tirò i capelli.
-Che cazzo fai, non mi tirare i capelli che lo sai m’incazzo come una iena, ti pare il momento di scherzare?- esplosi cercando di afferrare invano il suo polso.
-Vedi? Sei sempre la solita…in quale mondo strano vuoi che siamo? Hai avuto questa fortuna..prendine atto e cerca di viverla più che puoi, ti dico solo però di stare attenta…il mondo in cui vive il tuo Bobby è un mondo bello ma pieno di cattiverie e meschinità…è possibile che tu non lo veda e non lo possa sentire più da un momento all’altro magari per un capriccio o perché aveva un appuntamento al quale non poteva mancare o anche per una sciocchezza qualsiasi, non voglio che tu ci rimanga male…- Francesco mi stava parlando con molta calma e Bètta continuò
-Franci ha ragione Eva, cerca di vivere quest’esperienza fino a che puoi ma senza aspettarti nulla, assolutamente niente anzi, preparati a leccarti qualche ferita. Certo però, è un bel guaio per il povero Gianni…hai voluto questo viaggio quando hai saputo che si era lasciato ed era tornato libero per darti un’altra possibilità di conquistarlo e mi sembra che tu sia a buon punto…lui è come tornato indietro nel tempo con il senno di poi…come farai adesso??!! –
-Non ne ho la minima idea, i sentimenti che provo per Robert hanno spazzato via tutto peggio dell’uragano Katrina..non lo so, non lo so proprio come potrò affrontare questa situazione…, domani ha detto che vuole portarmi al mare, io mi sento già male…- risposi pensierosa – sai Bètta com’è lui? E’ magico, non lo so, lì ci ha messo le mani la Madonna quando è nato…c’è per forza il tocco di una donna nel suo essere….credo che se Dio si occupa dei concepimenti e la Madonna delle nascite, quel giorno in cui Robert è stato concepito Dio si è dovuto assentare un attimo ed ha chiesto alla Madonna di sostituirlo e così lei ha fatto del suo meglio, come facciamo sempre noi donne, del resto..ed è venuto fuori questa meraviglia…- parlavo con aria sognante e sentti Francesco borbottare:- Elisabetta puoi chiudere anche la bocca adesso grazie!!! La possiamo finire con questi discorsi schifosamente mielosi per favore? Tra l’altro il miele mi fa proprio vomitare a me…- camminava irritato avanti ed indietro nella stanza. Sorrisi colpevole e di nascosto a Bètta che ricambiò la mia complicità facendogli da dietro degli strani versi.
Decisi che l’ora di andare e mi apprestai a salutare i miei amici ringraziandoli della loro disponibilità e raccomandandomi di non dire nulla a nessuno, per la sicurezza di Robert e del resto anche mia in quei giorni: ma sapevo di poter contare sia sul loro aiuto che sulla loro discrezione.
Li abbracciai e mi diressi lentamente, come svuotata da un macigno, verso la mia camera…Bètta di sicuro non sarebbe rientrata fino alla mattina ed io avrei avuto tutto il tempo e la tranquillità necessari per riprendere il controllo dei miei sensi, di me stessa.
Ma tutti i miei buoni propositi svanirono quando vidi Giovanni aspettarmi fuori della stanza appoggiato alla porta. Mi venne un magone, non sapevo cosa fare, ma ormai mi aveva vista: una volta doveva succedere.
-Hey, !- mi salutò
-Ciao Gio, che fai qui?- domandai imbarazzata
-Volevo chiederti se ti andava di mangiare qualcosa insieme, non riuscivo a trovarti prima-
Inspirai profondamente:- Ok, sì, dammi un attimo arrivo…però senza fare tardi ok?-
-Promesso, ti aspetto di sotto, a tra poco!- mi baciò la guancia e se ne andò.
Mi toccai lì dove mi aveva baciata, ero angosciata da morire, il mio cervello stava facendo a botte con il mio cuore ed io mi sentivo a pezzi. Mentre mi davo una sistemata veloce decisi che sarebbe stato meglio affrontare attimo per attimo ed improvvisare lì per lì altrimenti mi sarei fatta prendere dall’ansia e non volevo assolutamente: quando mi sentivo troppo nervosa non ero padrona delle mie facoltà mentali ed avrei finito per fare pasticci!
Scesi nella hall, Giovanni mi aspettava sul divano
-Allora giovanotto, dove si va?- esordii
-Ohi, sei stata veloce brava, dài, andiamo a Covent Garden…sarà bello mangiare lì!- mi fece l’occhiolino
Mi sentii morire un’altra volta…era uno dei posti di Londra che consideravo più romantici e lui se lo ricordava benissimo…ma perché???!!!
-Ok…vedo che hai buona memoria dopo tutti questi anni…ti è tornata tutta insieme- ribattei sarcastica.
Lui con fare colpevole allargò le braccia e mi prese per mano…restia e combattuta lasciai che lo facesse, sotto gli occhi e le orecchie curiose di Allison alla quale rivolsi un mezzo sorriso, di sicuro capiva qualcosa d’italiano: chissà che cosa avrebbe pensato di me, ma del resto che ne sapeva lei dei miei sentimenti, Bobby era solo un amico agli occhi di tutti, niente più…solo Francesco e  Bètta sapevano la verità.
Salimmo sulla metropolitana affollatissima come sempre, lui si comportò come se non fosse passato nemmeno un giorno da quella vacanza, vide un posto e si sedette, mi tirò per la mano e mi fece sedere sulle sue ginocchia abbracciandomi, con naturalezza, come sempre aveva fatto.
Mi voltai e lo guardai, aveva lo sguardo innocente, non pensava di far nulla di male o non gradito da parte mia: ma io ero cambiata, qualcosa era stato rotto e mentre mi teneva in braccio non mi rendevo conto di essere completamente assente per cercare il viso di Bobby in tutte quelle persone che viaggiavano con me.
Il mio cuore e la mia ragione erano ancora in lotta.


domenica 16 ottobre 2011

UN GIORNO PER CASO - 14

Cercai raggiungere l’hotel più in fretta che potevo; questa volta avevo proprio il bisogno fisico di condividere la mia avventura ed i miei sentimenti con qualcuno…non ce la facevo più a tenermi tutto dentro, erano ormai troppe le emozioni che si alternavano dentro di me: sorpresa, paura, amore, passione, amicizia, serenità, incredulità. Avevo deciso di confidarmi e l’unica persona che faceva al caso mio era Francesco. Mi ero sempre fidata di lui e lui di me, non mi aveva mai deluso e di sicuro mi avrebbe riportato con i piedi per terra se ce ne fosse stato il bisogno. Mi sembrava di volteggiare nell’aria ed una persona che mi avesse riportata a terra velocemente sarebbe stato sicuramente meglio che cadere all’improvviso e farsi un gran male…
Correvo quasi per la strada che portava all’albergo, arrivai e finalmente vi entrai. Mi diressi a passo svelto verso l’ascensore, a quell’ora del tardo pomeriggio di sicuro erano tutti nelle rispettive camere a farsi una doccia. Stavo attraversando la hall quando sentii una voce femminile chiamarmi
-Miss Eva? Miss Eva, la prego, un attimo!- mi inseguì la voce
Mi voltai in cerca della donna che mi stava chiamando: era un’impiegata dell’hotel che dal bureau mi faceva cenno di avvicinarmi a lei. Non avevo idea del perché mi cercasse…qualche grattacapo con i documenti forse?
-Eccomi, Allison, mi dica – mi appoggiai con gli avambracci al bancone e lessi la sua targhetta appuntata all’elegante uniforme bordeaux.
-Miss, scusi il disturbo, ma ho un messaggio per lei…lo manda il signor De Niro-  mi avvisò la ragazza dandomi le spalle per prendere un biglietto; mi aveva squadrata in modo strano. Ma che c’era di tanto urgente?
-Chi lo manda?!- chiesi perplessa – ma lei è sicura che sia proprio per me? Forse vi state sbagliando!-
-No, miss, nessun errore: lei è l’unica miss con questo nome in hotel, il mittente del biglietto è il signor De Niro, sono sicura, Bobby De Niro. Anzi, egli si è raccomandato molto che le dicessi che “Trilly avrebbe capito”- Allison scandì bene le parole guardandomi con insistenza dall’alto in basso.
Ebbi un sussulto: – Bobby De Niro eh?- mormorai distrattamente – ma..com’è possibile, così presto…-
Allison m’interruppe e con molta cortesia aggiunse:- Miss, le assicuro che, mister De Niro, oltre ad essere un uomo di bell’aspetto – sorrise la ragazza consapevole ormai – conosce Londra molto bene, scorciatoie comprese…è arrivato qui molto prima di lei ed ha lasciato quel biglietto-  concluse indicandolo con fare allusorio.
-Ok…ho capito benissimo…quindi lei sa….- la guardavo negli occhi sperando che non succedesse nulla
- Sì, non si preoccupi, può contare sulla mia discrezione, non ho nessuna voglia di perdere il mio posto di lavoro, mi creda: anzi, si rivolga pure a me, miss, per qualsiasi cosa.- mi rassicurò Allison.
- La ringrazio, allora, infinitamente – dissi cercando di apparire sorridente, mentre dentro di me già si faceva strada in fretta un altro sentimento grande e rabbioso: la gelosia.
Ancor prima di leggere il messaggio che Bobby mi aveva magicamente fatto recapitare più veloce della luce, il mio cervello andava per i fatti suoi e pensavo: “eccoci, lo sapevo, le avrà allungato una mancia extra oppure le avrà fatto gli occhi dolci…di sicuro la seconda ipotesi, come si fa…basta guardarlo per rimanere ipnotizzati con gli occhi a spirale….” E mi sentivo morire.
Intanto le mani si muovevano,  curiose di vedere il biglietto, lo estrassi dalla busta e lessi:
      
  Cara Trilly, grazie del bel pomeriggio, fatti trovare pronta domattina alle 11 davanti all’hotel.
                   Ciao,
                             Bobby
p.s.: vestiti ti prego, farà freddo al mare!

Improvvisamente mi sentii le gambe molli e le farfalle nella testa, mi pareva di vacillare: mi portai una mano sulla fronte facendo un gran respiro per evitare di svenire nel mezzo della hall. Misi il biglietto in tasca ed a grandi passi mi diressi verso l’ascensore premendo cento mila volte al minuto il tasto della chiamata mentre ballettavo sulle gambe come se mi scappasse forte la pipì.
Arrivata di fronte alla camera del mio amico iniziai a bussare con una certa impazienza.
Una voce flebile mi rispose dall’interno:- Chi è?-
-Franci sono Eva, apri ho urgente bisogno di parlarti…molto urgente, impellentissimo bisogno!!!- risposi sempre più sulle spine.
La porta si aprì di pochissimo e Francesco fece capolino
-Ciao bellezza, adesso non posso proprio…ritorna tra una mezz’oretta ok???!!!-
-Perché? Che stai facendo di tanto importante, dai, fammi entrare: faccio presto, non se parla di rimandare, ne ho bisogno ora, adesso!!- spinsi la porta con uno strattone ed irruppi nella stanza.
Rimasi senza parole.
-Bètta!!!!!- esclamai con stupore – ma, stai nel letto di Francesco!!!! Mezza nuda!!!!- voltai lo sguardo sorpreso verso il mio amico e vidi che anche lui aveva solo i pantaloni addosso..sganciati perlopiù!!
-Oh mio Dio!!! Scusatemi- iniziai a ridere – bellini vu’ siete….poi brontolate che non ci sono mai e che vi annoiate…lo vedo come passate bene il tempo!!! Bravi bravi!!!! –
-Ma che succede di così urgente me lo vuoi spiegare, dannazione?- disse Francesco piuttosto scocciato.
-Ok, io me ne vado- sentti dire a Bètta vedendola scendere dal letto con il lenzuolo addosso e contrariata del mio comportamento.
-Bètta, mi dispiace, non potevo certo immaginare….ma ti prego, non andartene, resta pure…a questo punto, è l’unico modo per farmi perdonare…devo per forza raccontarvi una cosa che ha dell’incredibile, non posso più nasconderla…vi prego…- li supplicai.
Bètta si rimise seduta controvoglia infilandosi un maglione e Francesco si abbottonò i pantaloni e si sedette accanto a lei. Mi guardò e disse:- Allora? Che succede?-
Feci un gran respiro e lanciai la mia borsa sul letto vicino a loro:- Date un’occhiata alla mia borsa- suggerii.
-Che cazzo….ma chi è quello stronzo che te l’ha scarabocchiata così??? Hai subito un’aggressione, stai bene??- Bètta, da buona amica, per la curiosità aveva già dimenticato la mia irruzione – era la tua preferita…-
-Non è scarabocchiata, è un autografo…-  mi fissavano dubbiosi – di…di…di Robert Pattinson!-
Mi guardarono negli occhi entrambi senza muovere un muscolo, poi Franci scosse la testa e disse
-Ci risiamo…Giovanni ti ha fatto bere un goccio di birra di troppo…ora mi sente, lo sa che non reggi l’alcool, vado subito a dirgli due paroline- si alzò ed indossò anche lui una maglia.
-Aspetta Francesco, credo che sia sobria..e che dica la verità- lo fermò Bètta.
-Ho visto la fotocopia dell’autografo del Pattinson che ha casa…quella che le ha relagato la sua amica che è stata a Londra a vederlo….- continuò Bètta esaminando la scritta sulla borsa – e potrei dire che è lo stesso con dedica addirittura…-
Francesco si rimise seduto osservando di nuovo la borsa.
-Racconta tutto!- dissero quasi insieme.

lunedì 12 settembre 2011

UN GIORNO PER CASO - 13

“Che fai nella vita Trilly? Raccontami di te!” mi domandò ancora ridendo e sfumacchiando.
“Faccio traduzioni di libri, dall’inglese all’italiano…e tu Bobby, cosa fai nella vita?” imitai la sua domanda.
“Ohhh…diciamo che mi occupo di recitazione, ma adoro fare il musicista anche!” rispose euforico
“Ma è fantastico….” mi atteggiai, reggendo la parte di una persona che non sa assolutamente nulla di lui.
“Aspetta, ti faccio sentire qualcosa…” afferrò la sua chitarra, si mise a suonare e poi iniziò a cantare.
Lo osservai ammaliata, ma mi conoscevo, ciò che pensavo mi faceva sorridere e lui se ne accorse subito.
“Che c’è? Che ridi? Ti faccio ridere?” chiese curioso e stupito.
“ Oh no, non mi fai ridere..è che…prometti che non ti offendi vero se te lo dico?” mi raccomandai
“ Ok, dopo quella del sosia di ieri penso che non mi offenderò più di nulla…” e rise incoraggiandomi “dai, stai tranquilla, anzi mi fa quasi piacere, le persone…le ragazze in particolare, sono così prese dall’adularmi che non mi dicono mai la verità…forza, sono tutt’orecchie..”
Iniziai: “ Dunque, adoro il tuo modo di suonare il pianoforte e la chitarra…così passionale  e le musiche che componi sono splendide…” alzai lo sguardo su di lui
“ Però?” si intromise nel mio discorso
“ Peròòòòò…” ripresi “ la tua voce è superlativa ma la preferisco “parlata” non “cantata”, a dire la verità mi sembri un gatto che si sente male, in punto di morte, non so,  con dolori di pancia…come si dirà in inglese un gatto che rantola…” e come oramai un fiume sul punto della cascata, senza fermarmi gli feci pure il verso “Mieowwwwwwwww” mi venne il dubbio troppo tardi che forse avevo osato troppo con la sincerità.
Mi fissava esterrefatto.
Detti un colpetto di tosse e cercai di rimediare alla prima figura di merda della serata affermando: “Comunque ti vedrei benissimo in quei locali tipici americani del Texas..insomma da quelle parti là…che cantano quelle canzoni country…” alzavo ed abbassavo lo sguardo visibilmente in difficoltà oramai “ Ssssì, ecco, molto bene saresti: perfetto.”
Lui mi osservava ancora muto con gli occhi sgranati e poi:” Stai scherzando? Stai parlando di me?” ondeggiava la mano verso sé.
Purtroppo come mi succede sempre, l’imbarazzo si tramutò ancora in ironia e continuai senza ritegno alcuno con la mia figura di merda: “Mi sembri Robert De Niro in Taxi Driver…Hey, stai parlando con me? Stai parlando con me?” dissi cercando di imitare De Niro.
Poi riflettei che era meglio che tornassi sui miei passi quando mi accorsi che Bobby era accasciato sulla chitarra con la testa su di un braccio, mi impaurii credendo che non si sentisse bene
“ Bobby tutto a posto? Ti senti bene?!” urlai quasi con tono preoccupato.
Alzò la testa e mi resi conto che stava ridendo come un forsennato tanto che gli mancava l’aria per respirare
Maremma bòna m’hai fatto prendere un colpo! Oh! Ripigliati!” esclamai ridendo anch’io.
Tra le risate cercava di spiegarmi che nessuna ragazza si era mai permessa di dirgli che cantava come un gatto in fin di vita
“Me la devo scrivere questa, la voglio raccontare alla mia famiglia! Non ci crederanno mai!” le risa si stavano placando pian piano.
“Forse però ho esagerato, non dovevo offenderti..” ero un po’ costernata.
“Non voglio vedere quel faccino triste Trilly, te lo ripeto, qualunque tipo di fan incontri non mi dicono altro quanto sono bello e fantastico e adorabile e figo, non ne posso più, è bello ricevere critiche costruttive e sapere cosa pensano veramente le persone di me!” mi confessò sereno e poi in un inglese molto stretto e dialettale che riuscii a senso a capire ugualmente aggiunse “Wow, era da molto tempo che non ridevo così da sobrio…”
Lo guardai un attimo perplessa ma lui tagliò corto e cambiò subito argomento
“ Da che parte della Toscana arrivi?” mi chiese suonando qualche nota.
“Abito vicino a Firenze, sono a circa due ore da Montepulciano!” l’aria che usciva dalla mia bocca si condensava a contatto con quella gelida del parco formando le caratteristiche fumate.
Iniziavo ad avere veramente freddo, sfregavo le mani insieme e me le mettevo sulle orecchie ormai rosse come peperoni per il gelo.
“ Trilly tu lo sai vero che se non indosserai un cappello ti beccherai un bel raffreddore?”
“ Uffa, sì sì, lo so, lo so..” risposi continuando a tapparmi le orecchie “ora lo metto, tra pochino..”
“ Senti, sono cresciuto con tre donne in casa, mamma e due sorelle ed ho giocato sempre con loro da piccolo ascoltando i loro discorsi anche quando erano più grandi…facciamo così: il mio cappello è più grande del tuo, ci sarà spazio abbastanza per appuntare quei capelli senza che si appiattiscano irrimediabilmente” mi fece un occhiolino assassino e si tolse il cappello nero.
Io ero sbalordita, non mi affluiva più sangue al cervello e non conoscevo più nessuna lingua di questo mondo se non il rossore evidente delle mie guance che tutto faceva capire senza dire nulla: nella mia testa tsunami di pensieri del tipo “oh che fa oh che fa??!! Ora svengo mi prende un colpo, mio Dio mi si sta avvicinando con quel cappello….Gesù dammi la forza di non morire…abbi pietà…” e molti altri…
Mentre ero ancora in modalità “attonita” la situazione peggiorò quando vidi cadere sul suo viso quei capelli di seta gialla con riflessi rossi. Tutto accadde in pochi secondi, mi appoggiò delicatamente il cappello sulla testa
Ma che cazzo sta succedendo, chi me lo dà un pizzicotto maremma maiala???!!” pensai in preda ad una crisi emotiva.
“ Ecco, non ti dona come il rosa ma almeno sei coperta, non voglio che ti ammali, mi piacerebbe passare questi giorni di festa con te, sempre se puoi ovvio…” disse cominciando a mettere a posto la chitarra dentro la custodia.
Con un filo di voce roca e steccata risposi:” Cheeeeeeeeee???????!!!!!!!!!!”
Finiva di sistemare lo strumento e parlava :” Sì, perché no? Mi sono divertito così tanto questo pomeriggio, domani potremmo andare al mare a Brighton, hai mai visto il mare d’inverno?!”
“NNNNNNNNNoooo, no no..non l’ho mai visto” risposi inebetita” certo che posso ma…perché sei solo qui a Londra per il Natale? Se non sono indiscreta, non voglio farmi gli affari tuoi..”
“ No assolutamente, vieni, te lo spiego mentre facciamo due passi, così ci scaldiamo un po’…”
Ci alzammo ed io ebbi paura che al mio posto, sotto al mio sedere,  la panchina fosse carbonizzata ma sembrava tutto a posto e mi incamminai vicino a lui.
“ Volevo staccare dalla vita mondana, dagli eventi, fans, paparazzi…i miei sono in vacanza per conto loro e le mie sorelle pure..avevo voglia di solitudine, di normalità…poi sei arrivata tu, per fortuna a salvarmi da una di quelle situazioni che mi terrorizzano..di solito sono sempre accompagnato dalla mia guardia del corpo che riesce a risolvere tutto tranquillamente ma vuol dire anche non essere mai libero e quindi ho voluto provare..mi ero ricreduto ammettendo che non fosse stata una bella iziativa…ma poi ho cambiato idea..” si voltò guardandomi e sorridendo. Non avevo il coraggio di dire niente temendo di rompere l’incantesimo ma Bobby inizò a ridacchiare
“ Che c’è?” gli chiesi dondolando la testa
Si schiarì la voce e disse “ Ti è…ehm, ti è scivolato il cappello sugli occhi, sembri un colbacco…dagli una sistemata o finirai per inciampare di nuovo…” mi avvertì riferendosi chiaramente alla bella caduta sulla strada del giorno prima. E vai con la seconda figura di merda della serata..olé!!!
“ In effetti, non ci vedevo niente…” sorrisi.
Continuammo a conversare e  camminare  attraverso i vialetti del parco incontrando di tanto in tanto qualche persona; avvertivo chiaramente come se avessi le antenne il disagio di Bobby al passare della gente e penso che si sentisse nudo senza il suo cappello a nascondergli perlomeno quella bellissima criniera. Abbassava il viso sfuggendo agli sguardi degli altri e divenendo nervoso e distratto: mi faceva male sentirlo così, avrei voluto fare qualcosa per lui.
 Il pomeriggio stava volgendo al termine, era quasi buio e mi sentii in dovere di restituire l’oggetto che mi aveva dato in prestito, anche se a malincuore.
“ Bobby, penso che sia il momento che ti restituisca il cappello, grazie…è quasi buio ed ora posso indossare il mio” esordii “nessuno d’importante dovrà vedermi con i capelli in ordine da adesso in poi” mi scappò detto con fare già malinconico ed ipnotizzato per l’idea di dovermi separare da lui.
“Ero io la persona importante?” replicò lui riportandomi alla realtà e facendomi rendere conto di aver detto una cosa che mai avrei voluto dire in sua presenza.
Le mie guance erano di nuovo in fiamme, le sentivo avvampare, menomale che non c’era quasi più luce, forse non se ne sarebbe accorto.
“ Bhè, certo…sei un attore di fama mondiale, un Vip…mica mi posso permettere di farmi vedere sciatta mon Dieu!” scherzai cercando di rimediare all’errore.
Bobby rise e stette allo scherzo “ Sai, credevo che cenassi con Robert De Niro stasera o che andassi a bere un drink con Brad Pitt, non so…dopo tutti quegli appuntamenti disdetti di ieri con quei Vips…ero sicuro che stasera ne avessi qualcun altro…”
Alzai gli occhi al cielo ed ammisi “ Touchée  per me adesso!!! Siamo pari!!! Ahahahah!!!” risi spensierata e contenta di sentire che si ricordava le scemenze che avevo detto il giorno prima durante il nostro incontro.
“ Allora va bene per domani signorina?” disse all’improvviso
“ Mmmmmmmm….mah….avevo un appuntamento con un certo Robert Thomas Pattinson…un noioso da morire…sarò ben felice di dargli buca e venire con te Bobby!” il cuore mi prendeva fuoco
Fece una di quelle sue irresistibili smorfie e rise, quasi mi mancarono le gambe, stavo per accasciarmi al suolo ma parlò ancora
“ Oh Dio che noia mortale quel tizio…sì, lo conosco di vista…meglio evitare…quindi, a domattina Trilly!” sussurrò
“Ok…” balbettai “ ciao…domattina, sì, ok..’notte eh…”
Eravamo arrivati all’uscita del parco e dopo averlo salutato m’incamminai a passo inebetito verso la metropolitana: mi sentivo quasi eterea, mi sembrava che tutto intorno a me galleggiasse, ero sicura che se avessi preso la rincorsa mi sarei alzata in volo.
“Ehy Trilly!!!” udii una voce forte chiamarmi a distanza riportandomi a terra di colpo.
Mi voltai riconoscendo la sua voce calda “ Sìììììììììììì? Dimmi!!!” urlai
“Dove alloggi Trilly????” mi chiese e mi accorsi che non gli avevo detto come trovarmi per l’indomani.
“ Britannia Hotel, Canary Wharf” risposi, sperando che mi avrebbe fatto sapere qualcosa; feci ciao con la mano e proseguii il mio ritorno all’hotel.
A differenza del giorno prima in metropolitana mi rilassai cullandomi con le immagini del pomeriggio appena trascorso e sognando chissà cosa per il giorno che doveva ancora arrivare: rivedevo i suoi sorrisi, le sue risate, le sue facce divertenti e stupite, i suoi gesti gentili accompagnati da quello sguardo così dolce e pastellato come un aquarello. Presi dalla borsa il mio Mp3 e scelsi di ascoltare una canzone che rispecchiasse il mio “leggero” stato d’animo…




giovedì 18 agosto 2011

UN GIORNO PER CASO...- 12

La sveglia del cellulare mi fece dissonnare dolcemente con la bellissima melodia della Ninna Nanna di Bella, tratta dal film Twilight, ovviamente suonata al pianoforte da Robert…Robert…Robert…merda! Sbarrai gli occhi, era proprio quel Robert con cui mi ero imbattuta il giorno prima e con il quale avevo un appuntamento nel pomeriggio!!! Il sonno mi abbandonò subito e mi alzai di scatto a sedere sul letto: maremma santa, era sempre tutto vero! Che bellezza, mi sentivo profondamente ottimista ed impaziente, la notte aveva smorzato un po’ le mie paure e nonostante tutti i timori della sera passata, mi sentivo più sicura di me.
Avevo avvertito Bètta di lasciarmi dormire e di andare tranquillamente in giro con i ragazzi: avevo bisogno di stare sola per prepararmi.
Mi alzai e rifeci la doccia nonostante l’avessi fatta poche ore prima…meglio rifarla, non si sa mai!
Mentre mi asciugavo i capelli mi guardavo allo specchio e pensavo a tremila cose. Avevo già trentacinque anni, nove in più di Robert; tutte le persone me ne davano molti meno per fortuna, ma insomma il mio corpo non mentiva, non era mai stato e non era di certo adesso un granché. Voglio dire, non ero eccessivamente grassa, se ritiravo la pancia di profilo ero fighissima ma…lato A e lato B…pieni di rotolini di ciccia, che palle, struffiai arrabbiata con me stessa per non aver fatto più sport.
I miei finissimi capelli erano già asciutti: loro sì che non li potevo sopportare! Nella mia prossima vita sarei rinata con i capelli di una donna africana, quelli che vengono a cesta, che quando ti alzi la mattina non importa che ti pettini! Ciuffo a destra, a sinistra, frangia…fate come vi pare, fanculo!
Mi vestii, presi un maglione che mi piaceva molto dalla valigia: era in fondo ed afferrandolo sotto vi trovai la mia collanina, la gemella di quella di Giovanni: ma certo che l’avevo con me…
L’emozione e la frenesia di organizzarmi per il pomeriggio con Robert mi avevano fatto dimenticare ciò che era successo durante la serata trascorsa da poco. Decisi che non era il momento di rimuginare su quel fatto e lo rimandai a quando sarei tornata, a meno che non mi fosse presa una sincope prima.
Richiusi la valigia e terminai il mio restauro.

Faceva freddo a Regent’s Park, nonostante fossero le prime ore del pomeriggio. Il cielo era cupo, sembrava che finalmente si preparasse per nevicare. Per fortuna il vento era calato e non sentivo come il giorno prima quell’aria tagliente sul viso. Il parco era animato da diverse, ma non molte,  persone che passeggiavano lentamente o che andavano in bicicletta e tutt’intorno riecheggiavano le voci della gente: mi piaceva molto quel paesaggio.
Avevo provato a non mettere il cappello, non volevo assolutamente rovinarmi i capelli…ma con quel freddo mi sentivo già le orecchie gelate, chissà per quanto avrei resistito. Iniziai ad intravedere il laghetto al centro del parco, contornato da grandi alberi sempreverdi: avvicinandomi ancora mi accorsi che l’acqua era ghiacciata.
Eccoci, mi trovavo al laghetto di Regent’s Park ed erano le tre in punto.
Riuscivo a vedere tre panchine intorno a quello specchio d’acqua e su una di queste era seduto lui: stava suonando la sua chitarra. Era inconfondibile, aveva il bomber del giorno prima e qualche ciuffo biondo rossiccio faceva capolino dal suo solito cappello nero. Suonava una melodia dolce. Avevo la sensazione di essere stata risucchiata da un libro di favole celtiche, che intorno a me ci fossero fate e folletti, Robert sembrava proprio lo spirito del bosco…era così bello che pareva evanescente…sentivo dentro di me il tintinnio di tanti campanellini dall’emozione di vederlo di nuovo: rimasi incantata ad osservarlo suonare.

Fairytale - Enya  (clicca per YouTube!)

D’improvviso il cuore batteva così forte che potevo sentirlo rimbombare nelle orecchie e quasi mi venivano le lacrime agli occhi per compensare tanto stravolgimento emotivo.
Le note terminarono, alzò la testa e si accorse della mia presenza.
"Trilly! Ciao! Vieni, siediti! Quasi credevo che non saresti arrivata…" mi salutò alzandosi con la chitarra in mano.
"Ciao Robert, bhè, non mi pare di essere in ritardo…" risposi un po’ perplessa
"Bobby, ricordi? Preferisco che tu mi chiami così…" si raccomandò guardandomi negli occhi. Inutile raccontare come cristallini fossero quelle meravigliose iridi. Sembrava di poterci volare dentro.
"Giusto, scusa, Bobby…il mio orologio non va indietro e non sono in ritardo… solo che non volevo interromperti mentre suonavi, era una musica così bella!" confessai,
"Da quanto tempo sei qui allora? Non mi ero proprio accorto, scusa, quando suono sono un po’ in un mondo tutto mio"
"Solo una decina di minuti, non ti preoccupare, è stato bello ascoltarti!"
Mi osservò per una frazione di secondo poi esordì
"Mmmm, hai qualcosa di diverso da ieri…cos’è…aspetta, dov’è il tuo glorioso cappello rosa?"
"Ohhh, lo tengo in borsa, adesso non mi serve…" mi giustificai arrancando nel buio della sorpresa che mi avesse fatto una simile domanda e non volendo scossi la testa facendo dondolare i capelli.
Sono sicura che si accorse di questo gesto involontariamente civettuolo perché un sorriso malizioso si dipinse sulla sua bocca di fragola
"Ieri non mi ero accorto che avevi i capelli lunghi, sei proprio diversa…" mentre pronunciava queste parole per me così sconvolgenti si mise tranquillo tranquillo ad accordare la chitarra.
Rimasi spiazzata tanto che pensai ad alta voce in italiano come mio solito " Ecco mi pareva…dovevo essere proprio un cesso ieri coi capelli spiaccinati…s’incomincia bene vai!"
" Ma cosa dirai sempre in italiano?!Non hai freddo alla testa? Io non riuscirei a stare senza cappello con questo gelo…e poi il rosa ti dona sai?"continuava ad accordare quell’aggeggio.
"Mi dona il rosa???????"  ero incredula "Anche tu sei molto diverso da ieri bello mio!"
Rise. Altro colpo duro per la salute cardiaca, ma dovevo assolutamente sopravvivere.
"Touché!...Sì, lo so...è per questo che ti ho detto di venire qui, immaginavo che con queste temperature invernali il parco non fosse affatto affollato, ed io sono più tranquillo, non devo per forza stare in guardia da paparazzi e fans..sono più rilassato lo ammetto" mi guardò occupandosi sempre del suo strumento" non è semplice convivere con questa situazione".
Mi feci coraggio e domandai "E’ per questo che mi hai chiesto di chiamarti Bobby?"
"Sì, è per questo; a scuola alcuni amici mi chiamavano Bobby…mi fa sentire bene, non ne posso più di sentir urlare il mio nome o Rob da tutti, di leggerlo sui giornali che dicono spesso fandonie, sex symbol di qui, sex symbol di là…sono stanco..e così..ti scoccia forse?"  alzò il suo sguardo dolce su di me: intuii che non avesse piacere di allungare questo discorso, sembrava quasi sfuggente.
"Scocciarmi? Assolutamente no!" dissi decisa e pensando subito dopo che anzi, mi piaceva tantissimo questa cosa, era come averlo per me, un segreto tra noi due, insomma quasi una cosa intima! Io Trilly, tu Bobby…mi faceva impazzire proprio invece!
Posò la sua chitarra, prese una sigaretta, le mie funzioni vitali si bloccarono, l’accese e parlando a mezza bocca mi chiese " Dimmi, Trilly, raccontami in che film in Italia mi hai visto la prima volta…come mi hai conosciuto, diciamo?"  il fumo uscì dalla sua bocca ed io avevo già il respiro grosso e la saliva che mi ostruiva pericolosamente la gola.
Era sfacciatamente bello.



" Allora…diciamo che la prima volta ti ho visto in Harry Potter ma ho scoperto, come si può dire"  mi schiarii la voce " ho scoperto il tuo…il tuo…talento! Ecco, talento è la parola giusta, in Twilight…e poi tutti i film della saga…ma gli altri film che hai fatto al di fuori della saga mi son piaciuti ancora di più…direi un ragazzo molto talentuoso…nella parte di Tyler specialmente….direi talentuosissimo!" dondolavo la testa in avanti come per rafforzare ciò che stavo dicendo, che era anche vero, ma ovviamente mancava l’altra parte della verità…quella fisica, del corpo e del cuore.
Aspirò quella sigaretta con tale eleganza che anch’io inspirai sollevando il petto come per seguire i suoi movimenti, si voltò "Vuoi fumare? Non ti ho chiesto se fumi.."
"No, no no non fumo, ma tu fuma pure quanto vuoi..non mi dà fastidio…" mi sgonfiai di colpo, color porpora in viso.
"Ok, va bene…non so nulla di te Trilly, quanti anni hai?"  il fumo gli usciva dalla bocca…che prova di sopravvivenza!!!
"Ohhh…ne ho……shsgstsghcinque"  biascicai mangiandomi le parole.
"Cosa?Venticinque?Hai quasi la mia età allora!" esclamò ed io ringraziai Madre Natura per avermi regalato il dono di dimostrare molti meno anni di quelli che avevo realmente; ma non tolleravo di dirgli un’altra bugia. Mi lasciai andare all’indietro appoggiandomi alla panchina
"Macché Bobby…magari…trentacinque, ho detto, trenta-cinque" confessai con un risolino scandendo bene le parole e studiando la sua reazione.
Mi fissò con quella dannata sigaretta ciondoloni dalle labbra
"Una donna italiana che si fa chiamare come una fata e che pare una ragazzina…ma chi ti ha mandato?" scherzò
"La profezia dei Maya….forse…" risposi anch’io con tono scherzoso pensando che lui era la vera magia e non certo io.
Ridemmo insieme. Brividi di freddo e di emozione mi pervadevano ed ebbi ancora quella strana sensazione di trovarmi in un posto strano…

lunedì 8 agosto 2011

UN GIORNO PER CASO - 11


Solo con il calore dell’acqua sulla mia pelle riuscii a distendere i muscoli tesi ed a riflettere sull’accaduto: mi sembrava di vivere una vita surreale, ma mi convinsi che l’avevo incontrato davvero…che il destino mi aveva fatto un regalo e non potevo rovinarlo! Robert era reale, ci eravamo parlati, toccati…tutto era vero. Mi resi presentabile per la cena imponendomi di fare del mio meglio per farmi vedere tranquilla e disinvolta, mi sentivo responsabile per lui.
Ci incontrammo tutti nella hall dell’albergo e, come ai vecchi tempi, ci incamminammo verso la metropolitana per raggiungere Piccadilly Circus. I miei compagni di viaggio c’erano tutti: Bètta, Giovanni e poi c’erano anche Filippo, Francesco e la mitica Agnese.
Filippo era il miglior amico Giovanni, Francesco lo avevamo conosciuto in college, un ragazzo meraviglioso,di bell’aspetto, gentile. A suo tempo eravamo diventati come fratello e sorella , ci confidavamo tutti i nostri problemi e le nostre gioie: era stato molto bello poter condividere tante esperienze insieme. Per lungo tempo avevamo continuato a scriverci lettere prima dell’avvento di Internet…poi, come tutte le cose, ci eravamo persi. Ed infine la Agnese, il personaggio del gruppo. Figlia di due insegnanti Agnese era un teatrino vivente anche ora che era diventata una bravissima guida turistica: aveva vissuto per molti anni a Lisbona e quasi sempre in Portogallo esercitava il suo lavoro. Aveva dei modi di fare e di dire unici, qualsiasi cosa si mettesse a fare, succedeva sempre qualcosa per cui quella esperienza veniva ricordata scompisciandosi dalle risate.
La cena fu molto piacevole, con toni molto sereni ed allegri: raccontammo vecchie storie e ci aggiornammo sulle nostre vite attuali. Ad un certo punto Agnese mi chiese cosa avessi fatto tutto il pomeriggio da sola e che ero mancata loro molto. Sapevano tutti della mia ossessione per il bell’attore inglese e quindi risposi candidamente:< Ma niente di speciale, ho incontrato per caso Robert Pattinson, abbiamo pranzato insieme, fatto due passi, mi ha dato un appuntamento e domani ci rivediamo…>
Scoppiò l’ilarità generale, chi diceva:< Ti piacerebbe!> chi <Ti sei fusa il cervello con quello lì!> altri <Facci vedere il morsooooo!>,
<Ok ok scherzavo….> cercai di catturare la loro attenzione con il cuore che mi batteva a mille per l’emozione di aver detto a voce alta l’incredibile verità. Raccontai la stessa storia che avevo sparato a Bètta con la variante che il fantomatico Bobby avrebbe avuto piacere che io l’aiutassi a scegliere l’arredamento per il locale che voleva aprire…Bètta mi guardò allibita,  le detti una gomitata e la guardai facendole l’occhiolino come per dirle di tacere sulla storia del nightclub…accipicchia quante bugie avevo messo in campo…mi augurai di poterle reggere tutte.
Facemmo una passeggiata per il bellissimo Piccadilly Circus, era incredibile come ci comportavamo nello stesso modo di tanto tempo fa..Gianni si avvicinò subito a me <Ti ho portato una sorpresa> mi disse.
<Ah sì? Che cosa?> chiesi curiosa e distratta. Tirò fuori dalla tasca un oggetto che quando riconobbi ebbi un tuffo al cuore: quelle cose che quando rivedi, tocchi o annusi ti sembra che si apra un portale del tempo e che tutto scorra velocemente all’indietro ed una sensazione di confusione ti pervade perché non ti rendi più conto in che spazio temporale di trovi. Fissai per un lungo momento la vecchia e consumata collanina che Gianni aveva in mano. Il penultimo giorno della nostra vacanza eravamo andati in un centro commerciale;
andavano di moda queste collanine corte al collo con vari pendagli. Avevamo deciso di comprarcele due uguali in modo che non ci saremmo mai dimenticati l’uno dell’altra ed avevamo passato tutto il nostro tempo a disposizione per scegliere, a nostro avviso,  la più carina;  il ciondolo era un Tao di colori cangianti verdi e azzurri. Per anni avevo indossato quel piccolo vezzo chiedendomi se anche lui facesse lo stesso ed ora eccotelo con questa collana in mano…volevo urlare…
<Sapevo che saresti rimasta di stucco> sorrise lui< sono convinto che credevi l’avessi persa o buttata con il tempo..>
<In effetti…> sussurrai imbarazzata,
<Tu hai ancora la tua vero? L’hai con te?>
Scoppiai a piangere, il mio corpo non era più in grado di reggere emozioni per quella giornata e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. E poi non mi ci voleva proprio una cosa del genere, dovevo concentrarmi sull’appuntamento del giorno dopo.
<Ho fatto qualcosa di sbagliato Eva?> mi domandò Gianni preoccupato
<No..sì…insomma non so dirlo adesso..sono stanca voglio tornare in hotel, voi continuate pure, torno da sola..> cercai di parlare tra le lacrime
<No, è tardi, torniamo tutti..mi dispiace, possiamo riparlarne domani o..quando torni da quel tuo amico…se ti va, pensavo di farti piacere, scusa…> Giovanni era mortificato e deluso dalla mia reazione, ma non poteva sapere tutto.
<Non preoccuparti, devo solo riposarmi un po’…sì, certo che riparliamo..> mi asciugai in fretta le lacrime vedendo avvicinarsi gli altri.
Francesco si accorse del mio disagio e sentii arrivare un messaggio sul telefono: lo lessi “ Quando te la senti non vedo l’ora di sapere cosa stai intrallazzando…stai tranquilla, puoi sempre contare su di me
Mi voltai e gli rivolsi uno sguardo carico di gratitudine.
Arrivammo in albergo, loro si trattennero a bere un drink, io salii in camera, mi misi in pigiama ed andai a letto: ero in preda al panico, nel giro di ventiquattro ore erano successe le cose più incredibili e belle che mai mi fossero accadute nella vita; l’uomo dei miei sogni aveva incrociato la mia esistenza ed il ragazzo tanto amato e mai dimenticato sembrava essersi svegliato da un sonno profondo…ma che stava succedendo?!
Cercai di addormentarmi stringendo a me il mio cappello indossato da Robert…mi sembrava di sentire l’odore dei suoi capelli e mi dava conforto. Ordinai a me stessa di dormire e riposare altrimenti la mattina dopo avrei avuto un aspetto orribile.

venerdì 15 luglio 2011

Vacanze!!!

PhotobucketSalve a tutti! E' arrivato il momento dei saluti! Da domani vado in vacanza al mare e quindi starò via per due settimane! Mi raccomando continuate a venirmi a trovare e rileggetevi il mio racconto!!! Quando torno, spero di aver scritto qualcosa di bello in riva al mare e sotto il sole!
Volevo anche ringraziarvi per le continue visite che ricevo sul mio blog, grazie davvero di cuore! Magari, ripeto, fatevi conoscere, lasciate un messaggio, è bello sapere chi passa da casa mia! Continuerò a sognare il mio Robert...in modo che mi venga una bella ispirazione!
Allora, siamo proprio agli sgoccioli, auguro a tutti buone vacanze e comunque buona estate per chi lavora e non ha le ferie! Ci rivediamo ad agosto!!!!!! Ciaooooooooooooooooooooooooo!
Con affetto,
Trilly

giovedì 7 luglio 2011

UN GIORNO PER CASO - 10

<Mamma mia, che ti è successo?! Hai il viso sconvolto! Tutto bene?> Bètta si sedette accanto a me sul letto mentre si spazzolava i capelli: neri, folti, li aveva maledettamente sempre in ordine.
<Che belli che sono…> le ripetei per l’ennesima volta <me li presteresti per domani?> le mormorai mentre appendevo il cappotto, <non ho il coraggio di togliermi il cappello, i miei saranno spiaccinati come se qualcuno ci avesse spaccato due uova sopra…> borbottai sconsolata.
I miei capelli, fini ed anarchici, erano sempre stati il mio peggior cruccio.
<Ma dai! Perché, che succede domani? Ha a che fare forse con la tua faccia sconvolta? Per caso devi incontrare il principe William a Buckingam Palace?!> mi guardò facendomi una linguaccia.
<Peggio! O meglio…non lo so, dipende dai punti di vista..> risposi in un sospiro alzandomi ed iniziando a spogliarmi: tolsi il cappello, detti un’arruffata ai capelli prima che mi prendesse un colpo guardandomi allo specchio e mi soffermai a fissare il mio copricapo di lana color ciclamino. Il mio sguardo si perse nel vuoto e volai via con la mente ritornando indietro di qualche ora…e rividi Robert metterselo sù controvoglia.
<Ma che hai da ridere da sola? A che pensi?> Bètta interruppe il mio “rewind”.
Esitai.
 <Pensavo a quel mio amico di oggi, se l’è provato e… era molto buffo!> conclusi sorridendo di nuovo.
<Ah ecco, giusto!> esclamò come risvegliata la mia amica<non hai niente da raccontarmi? Sei stata mezza giornata da sola con questo ragazzo…dimmi qualcosa! Quando l’hai conosciuto? >
Durante il ritorno all’hotel avevo pensato a cosa avrei dovuto raccontare per dare una spiegazione ai miei amici che non sembrasse ridicola ed inverosimile. Avevo cambiato qualcosa, giocando sul fatto che con Bètta ci eravamo scambiate solo poche chiacchere in fretta al telefono quella mattina: la conoscenza di Danny mi aveva dato l’ispirazione giusta. Avevo deciso di tenermi per me ancora un altro po’ di tempo quello che era successo, come un tesoro da custodire, come una stanza dorata e magica di cui solo io possedevo la chiave.
<E’ il figlio di vecchi amici della mia famiglia…andavamo in vacanza insieme da bambini in montagna> raccontai <Mi avevano detto che aveva aperto un’attività qui a Londra da un paio d’anni e così sono andata a vedere di cosa trattava e ci ho trovato proprio lui…mi ha fatto una gran festa, mi ha invitata a restare per pranzo e..il tempo è volato poi…>
< Wow! Mi sembrava di aver capito che l’avevi incontrato per caso in libreria..o sbaglio?>
< Nooo…forse mi sono spiegata male io Bètta> cercai di riparare la storia con qualche cerotto < intendevo dire che proprio di fronte alla libreria dove ero entrata c’era il locale di questo amico>. Rimettevo in ordine le mie cose,  mentre parlavo,  tentando di non guardare la mia amica in volto, non ero sicura di riuscire a non far trasparire nulla dalla mia espressione: ero troppo emozionata.
<Un locale? Che tipo di locale? Possiamo andarci una sera allora tutti insieme!> la domanda di Bètta mi arrivò come uno spintone e barcollai quasi
<No> dissi secca <non ci pensare nemmeno, è escluso.> mi sforzai di dirlo in modo che non ci fossero probalità di contrattazione.
<E perché mai, scusa? Sono curiosa, è un bel ristorantino od un pub?> mi chiesa Bètta un po’ delusa
< Niente del genere, è un night. Pieno di spogliarelliste, non ci possiamo assolutamente mettere piede!> mi facevo quasi ridere da sola,
< Coooosa??? E tu oggi sei stata in un night con un uomo e le spogliarelliste????? Oh Cristo Eva son passati diversi anni da quando ci siamo viste l’ultima volta ma non credevo che tu fossi così cambiata….> Bètta mi fissava con la bocca aperta e gli occhi sgranati.
< Ma che hai capito, noooo….era chiuso, mi ha fatto vedere il posto, abbiamo mangiato e basta…Dio mio come salti subito alle conclusioni tu!> ero divertita ormai.
< Ahhhhhh e che ne so io…qui a Londra tutto è possibile…>
< Dottoressa ma che idee hai nella tua testolina..mah..> risi battendogli il dito sopra i capelli.
< Allora peccato, niente locale del tuo amico..dimmi almeno com’è lui, se è un bel ragazzo oppure no..> Bètta aveva voglia di confidenze, la capivo, anch’io mi sarei comportata allo stesso modo.
A quella domanda, però, non sapevo rispondere: mi venne il mal di pancia al solo pensare alla bellezza di Robert, se avessi dovuto dire la verità, non avrei saputo rispondere.
< E…..com’è…..come vuoi che sia…..> restai sul vago ripensando al suo viso radioso.


<E’….carino,alto, carino..sì, direi decisamente carino…> continuai cercando di non dare troppa importanza alla cosa.
< Decisamente carino…mmm…dicevi la stessa cosa di Giovanni anni fa ed avevi completamente perso la testa per lui, ricordi cara?? Si comincia bene…> sospirò Bètta.
< Ricordo, ricordo…eccome se ricordo…>
< Provi ancora qualcosa per lui?> si girò curiosa mentre si vestiva per la sera
< Uffa Bètta ma che hai stasera, santo Dio, mi stai facendo il terzo grado? Dimmelo altrimenti mi avvalgo della facoltà di non rispondere!> sbottai spazientita, maleducata senza motivo.
< Oh, scusami se sono stata troppo invadente, pensavo che…c’è qualcosa che non va Eva? Ti senti bene?> mi chiese con gentilezza
< Scusami tu, Bètta, sono solo un po’ stanca e poi..> lei si avvicinò
<Che c’è poi?>
< Quel mio amico, Bobby, mi ha dato appuntamento per domani….ed io….io….> mi buttai di botto seduta sul letto < io non so come cacchio devo comportarmi!>
< Mmmmmm…ecco che c’è domani….mi sa che questo Bobby per te sia più che normalmente carino….eh?>  mi venne accanto, senza essersela presa per come avevo risposto, come solo un’amica può fare.
< Diciamo, sì, parecchio carino…>
< Bhè, sarà un uomo come tutti gli altri, mi stupisce che tu non sappia come fare alla tua età, sii te stessa…la ragazza simpatica ed esuberante che ho sempre conosciuto e vedrai che tutto andrà bene…altrimenti chiama la tua amica Trilly e fatti dare un po’ di polvere magica!!!> Bètta iniziò ad andare a gattoni sul letto consapevole di aver fatto una battuta che mi contrariava molto, sapeva che su Facebook mi facevo chiamare così e non è che approvasse molto la cosa e quindi ogni volta era motivo di frecciatine e battutacce. Anche se con poco, era riuscita a farmi un’iniezione di autostima e le rivolsi uno sguardo pieno di gratitudine e le dissi
<Grazie ma…..questo è da parte di Trilly!!!!!!!> saltai sul letto con il guanciale pronta ad una lotta di cuscini, ma riuscii a colpirla una volta sola: mi supplicò, ridendo, di smetterla dato che si era appena asciugata i capelli.
< Solo perché adoro la tua magnifica capigliatura!> conclusi.
< Senti Eva> Bètta si fece di nuovo seria < a me dispiace molto che tu domani, ed a questo punto penso anche altre volte, non ci sia in giro per Londra con noi, ma sono una donna ed anche tua amica e quindi lo comprendo, ma…>
<Ma cosa?> intervenni incerta
< A Giovanni ed agli altri glielo spieghi tu..inventati quello che ti pare, ma lo fai tu, non mi lasciare questa incombenza ti prego…Gianni non la prenderà bene>
< Non la prenderà bene, uffa, aveva a pensarci prima…sì, comunque hai ragione, stasera darò qualche spiegazione, vaga, ma cercherò di darla; adesso finiamo di farci belle per il Pizza Hot>.
Entrai in bagno e mi fiondai sotto la tanto desiderata doccia.