venerdì 15 luglio 2011

Vacanze!!!

PhotobucketSalve a tutti! E' arrivato il momento dei saluti! Da domani vado in vacanza al mare e quindi starò via per due settimane! Mi raccomando continuate a venirmi a trovare e rileggetevi il mio racconto!!! Quando torno, spero di aver scritto qualcosa di bello in riva al mare e sotto il sole!
Volevo anche ringraziarvi per le continue visite che ricevo sul mio blog, grazie davvero di cuore! Magari, ripeto, fatevi conoscere, lasciate un messaggio, è bello sapere chi passa da casa mia! Continuerò a sognare il mio Robert...in modo che mi venga una bella ispirazione!
Allora, siamo proprio agli sgoccioli, auguro a tutti buone vacanze e comunque buona estate per chi lavora e non ha le ferie! Ci rivediamo ad agosto!!!!!! Ciaooooooooooooooooooooooooo!
Con affetto,
Trilly

giovedì 7 luglio 2011

UN GIORNO PER CASO - 10

<Mamma mia, che ti è successo?! Hai il viso sconvolto! Tutto bene?> Bètta si sedette accanto a me sul letto mentre si spazzolava i capelli: neri, folti, li aveva maledettamente sempre in ordine.
<Che belli che sono…> le ripetei per l’ennesima volta <me li presteresti per domani?> le mormorai mentre appendevo il cappotto, <non ho il coraggio di togliermi il cappello, i miei saranno spiaccinati come se qualcuno ci avesse spaccato due uova sopra…> borbottai sconsolata.
I miei capelli, fini ed anarchici, erano sempre stati il mio peggior cruccio.
<Ma dai! Perché, che succede domani? Ha a che fare forse con la tua faccia sconvolta? Per caso devi incontrare il principe William a Buckingam Palace?!> mi guardò facendomi una linguaccia.
<Peggio! O meglio…non lo so, dipende dai punti di vista..> risposi in un sospiro alzandomi ed iniziando a spogliarmi: tolsi il cappello, detti un’arruffata ai capelli prima che mi prendesse un colpo guardandomi allo specchio e mi soffermai a fissare il mio copricapo di lana color ciclamino. Il mio sguardo si perse nel vuoto e volai via con la mente ritornando indietro di qualche ora…e rividi Robert metterselo sù controvoglia.
<Ma che hai da ridere da sola? A che pensi?> Bètta interruppe il mio “rewind”.
Esitai.
 <Pensavo a quel mio amico di oggi, se l’è provato e… era molto buffo!> conclusi sorridendo di nuovo.
<Ah ecco, giusto!> esclamò come risvegliata la mia amica<non hai niente da raccontarmi? Sei stata mezza giornata da sola con questo ragazzo…dimmi qualcosa! Quando l’hai conosciuto? >
Durante il ritorno all’hotel avevo pensato a cosa avrei dovuto raccontare per dare una spiegazione ai miei amici che non sembrasse ridicola ed inverosimile. Avevo cambiato qualcosa, giocando sul fatto che con Bètta ci eravamo scambiate solo poche chiacchere in fretta al telefono quella mattina: la conoscenza di Danny mi aveva dato l’ispirazione giusta. Avevo deciso di tenermi per me ancora un altro po’ di tempo quello che era successo, come un tesoro da custodire, come una stanza dorata e magica di cui solo io possedevo la chiave.
<E’ il figlio di vecchi amici della mia famiglia…andavamo in vacanza insieme da bambini in montagna> raccontai <Mi avevano detto che aveva aperto un’attività qui a Londra da un paio d’anni e così sono andata a vedere di cosa trattava e ci ho trovato proprio lui…mi ha fatto una gran festa, mi ha invitata a restare per pranzo e..il tempo è volato poi…>
< Wow! Mi sembrava di aver capito che l’avevi incontrato per caso in libreria..o sbaglio?>
< Nooo…forse mi sono spiegata male io Bètta> cercai di riparare la storia con qualche cerotto < intendevo dire che proprio di fronte alla libreria dove ero entrata c’era il locale di questo amico>. Rimettevo in ordine le mie cose,  mentre parlavo,  tentando di non guardare la mia amica in volto, non ero sicura di riuscire a non far trasparire nulla dalla mia espressione: ero troppo emozionata.
<Un locale? Che tipo di locale? Possiamo andarci una sera allora tutti insieme!> la domanda di Bètta mi arrivò come uno spintone e barcollai quasi
<No> dissi secca <non ci pensare nemmeno, è escluso.> mi sforzai di dirlo in modo che non ci fossero probalità di contrattazione.
<E perché mai, scusa? Sono curiosa, è un bel ristorantino od un pub?> mi chiesa Bètta un po’ delusa
< Niente del genere, è un night. Pieno di spogliarelliste, non ci possiamo assolutamente mettere piede!> mi facevo quasi ridere da sola,
< Coooosa??? E tu oggi sei stata in un night con un uomo e le spogliarelliste????? Oh Cristo Eva son passati diversi anni da quando ci siamo viste l’ultima volta ma non credevo che tu fossi così cambiata….> Bètta mi fissava con la bocca aperta e gli occhi sgranati.
< Ma che hai capito, noooo….era chiuso, mi ha fatto vedere il posto, abbiamo mangiato e basta…Dio mio come salti subito alle conclusioni tu!> ero divertita ormai.
< Ahhhhhh e che ne so io…qui a Londra tutto è possibile…>
< Dottoressa ma che idee hai nella tua testolina..mah..> risi battendogli il dito sopra i capelli.
< Allora peccato, niente locale del tuo amico..dimmi almeno com’è lui, se è un bel ragazzo oppure no..> Bètta aveva voglia di confidenze, la capivo, anch’io mi sarei comportata allo stesso modo.
A quella domanda, però, non sapevo rispondere: mi venne il mal di pancia al solo pensare alla bellezza di Robert, se avessi dovuto dire la verità, non avrei saputo rispondere.
< E…..com’è…..come vuoi che sia…..> restai sul vago ripensando al suo viso radioso.


<E’….carino,alto, carino..sì, direi decisamente carino…> continuai cercando di non dare troppa importanza alla cosa.
< Decisamente carino…mmm…dicevi la stessa cosa di Giovanni anni fa ed avevi completamente perso la testa per lui, ricordi cara?? Si comincia bene…> sospirò Bètta.
< Ricordo, ricordo…eccome se ricordo…>
< Provi ancora qualcosa per lui?> si girò curiosa mentre si vestiva per la sera
< Uffa Bètta ma che hai stasera, santo Dio, mi stai facendo il terzo grado? Dimmelo altrimenti mi avvalgo della facoltà di non rispondere!> sbottai spazientita, maleducata senza motivo.
< Oh, scusami se sono stata troppo invadente, pensavo che…c’è qualcosa che non va Eva? Ti senti bene?> mi chiese con gentilezza
< Scusami tu, Bètta, sono solo un po’ stanca e poi..> lei si avvicinò
<Che c’è poi?>
< Quel mio amico, Bobby, mi ha dato appuntamento per domani….ed io….io….> mi buttai di botto seduta sul letto < io non so come cacchio devo comportarmi!>
< Mmmmmm…ecco che c’è domani….mi sa che questo Bobby per te sia più che normalmente carino….eh?>  mi venne accanto, senza essersela presa per come avevo risposto, come solo un’amica può fare.
< Diciamo, sì, parecchio carino…>
< Bhè, sarà un uomo come tutti gli altri, mi stupisce che tu non sappia come fare alla tua età, sii te stessa…la ragazza simpatica ed esuberante che ho sempre conosciuto e vedrai che tutto andrà bene…altrimenti chiama la tua amica Trilly e fatti dare un po’ di polvere magica!!!> Bètta iniziò ad andare a gattoni sul letto consapevole di aver fatto una battuta che mi contrariava molto, sapeva che su Facebook mi facevo chiamare così e non è che approvasse molto la cosa e quindi ogni volta era motivo di frecciatine e battutacce. Anche se con poco, era riuscita a farmi un’iniezione di autostima e le rivolsi uno sguardo pieno di gratitudine e le dissi
<Grazie ma…..questo è da parte di Trilly!!!!!!!> saltai sul letto con il guanciale pronta ad una lotta di cuscini, ma riuscii a colpirla una volta sola: mi supplicò, ridendo, di smetterla dato che si era appena asciugata i capelli.
< Solo perché adoro la tua magnifica capigliatura!> conclusi.
< Senti Eva> Bètta si fece di nuovo seria < a me dispiace molto che tu domani, ed a questo punto penso anche altre volte, non ci sia in giro per Londra con noi, ma sono una donna ed anche tua amica e quindi lo comprendo, ma…>
<Ma cosa?> intervenni incerta
< A Giovanni ed agli altri glielo spieghi tu..inventati quello che ti pare, ma lo fai tu, non mi lasciare questa incombenza ti prego…Gianni non la prenderà bene>
< Non la prenderà bene, uffa, aveva a pensarci prima…sì, comunque hai ragione, stasera darò qualche spiegazione, vaga, ma cercherò di darla; adesso finiamo di farci belle per il Pizza Hot>.
Entrai in bagno e mi fiondai sotto la tanto desiderata doccia.

venerdì 1 luglio 2011

UN GIORNO PER CASO - 9

Rimasi a fissare il punto in cui era sparito dalla mia vista…mi sentivo il cuore in gola, mi rimisi seduta un attimo per fare il punto della situazione, mille immagini e mille pensieri si rincorrevano nella mia mente e non riuscivo a focalizzarne nemmeno uno. Appoggiai i gomiti sulle ginocchia e mi presi la testa fra le mani cercando di fermarli ma senza riuscirci: com’era possibile un simile accadimento nella mia vita, mi aveva chiesto di trascorrere un pochino di tempo con lui, com’era possibile che non avesse nessun altro a Londra per passare le vacanze natalizie insieme, era la sua città, ci era cresciuto…erano tutti scappati via?! E poi quella richiesta particolare di chiamarlo Bobby..., tutti interrogativi a cui non sapevo dare una risposta per il momento. Guardavo la gente camminare, parlare, e non mi accorgevo che stavo cercandolo in ogni figura maschile vestita di scuro: mi dissi Basta! Dovevo uscire da quello stato catatonico e cercare di fare il meglio per la serata che dovevo passare con i miei amici e soprattutto pianificare il pomeriggio del giorno dopo…mi alzai e scesi le scale che portavano alla metropolitana; sarei tornata in albergo a darmi una sistemata.
Attraversai tutti i sotterranei per arrivare alla piattaforma gialla che mi avrebbe riportato alla fermata vicino al mio hotel. A Londra anche la metropolitana mi affascinava: così efficiente, così sempre puntuale. Puoi girare quasi tutta la città senza bisogno di altro, oltre alle gambe per camminare. Quando venni a Londra la prima volta non ci avevo capito nulla guardando la mappa con tutte quelle linee colorate: sembravano formare un dipinto di stile futuristico, poi ebbi un’illuminazione e capii la logica dei punti cardinali e quindi il significato dei colori delle piattaforme e la direzione che prendevano a seconda, ovviamente, se era una Nord o una Sud. Mi divertiva il fatto che sulle scali mobili i londinesi sostavano disciplinati ognuno su uno scalino e rigorosamente a destra, per far passare i frettolosi sulla sinistra senza creare intralcio…in Italia figuriamoci..quando molto tempo prima ero venuta in vacanza d’estate mi ricordavo che noi italiani ci riconoscevamo solamente alla vista…e sulle scale mobili stavamo tutti “ammassati”: che differenza!
Salii sul treno sotterraneo e mi sedetti: mi sentivo strana e nervosa ,  non riuscivo a stare ferma, tamburellavo con le dita, poi dondolavo i piedi, stendevo le gambe e poi le ritiravo di nuovo,  poi mi alzavo appoggiandomi al palo in stile lap dance per rimettermi infine seduta e ricominciare daccapo.
Tentai di ripercorrere con la mente la giornata trascorsa fino ad allora: la libreria, il panico nel riconoscere Robert e poi la fuga, il pranzo, i saluti e la sorpresa di rivederlo…che cosa avrei fatto l’indomani, di quali argomenti avremmo parlato? L’unica cosa certa era che Robert non sarebbe dovuto venire a sapere la verità, cioè il mio ormai grave stadio di adorazione assoluta nei suoi confronti, l’account Facebook con tutte quelle foto sue, pure quelle erotiche Photoshoppate e montate da persone più malate di me…e poi Dio ce ne scampi e liberi! …Tutti i commenti romantici e “hard” relativi a quelle foto…maremma santa mi sentivo morire di vergogna al solo pensiero che potesse leggerli…poi mi venne in mente che erano tutti in italiano e mi appoggiai allo schienale del seggiolino tirando un gran respiro di sollievo! Menomale!
E poi come avrei dovuto comportarmi? Avrei dovuto raccontare qualcosa a Bètta oppure no? Giovanni aveva con sé un computer portatile…dovevo avvisare le mie amiche virtuali? Mi sentivo terribilmente combattuta sul da farsi…lui voleva stare tranquillo ed io volevo raccontare di averlo incontrato e che lo avrei rivisto on line…no, mi rattristava non poter condividere quest’avventura con le mie compagne ma non potevo permettermi di giocare con la vita privata di Robert, sarebbe stato scorretto e non volevo assolutamente. Forse avrei potuto confidarmi un pochino con Bètta che ripudiava Facebook ed i social network in generale con tutta se stessa…avrei giudicato sul momento magari perché sentivo, comunque, che sarebbe stato difficile contenere nel mio corpo tutte quelle emozioni senza poterle condividere con qualcuno a me vicino.
Mi affrettai ad entrare in albergo, era tardo pomeriggio ed iniziava a fare veramente freddo e poi era quasi buio ormai. Il vento aveva aumentato la sua forza diventando terribilmente gelido e tagliente: d’altronde tra pochi giorni sarebbe stato Natale e, partendo dall’Italia, avevo sperato proprio che nevicasse.
Uno dei miei desideri era sempre stato di poter ammirare Londra sotto la neve nel periodo più magico dell’anno.
Uscita dalla porta girevole trasparente, l’aria calda nella Hall dell’albergo mi circondò in un caldo abbraccio procurandomi una piacevole sensazione. Salutai le impiegate con un cenno della testa: la chiave della stanza non c’era, Bètta doveva essere già dentro, dormivamo nella stessa camera. Presi l’ascensore, quinto piano, stanza 523 e bussai. Nessuna risposta. Bussai ancora con più forza.
<Eccomiiiii!> la voce di Bètta si faceva sempre più vicina <Eva sei tu?>
<Certo dottoressa…!> risposi sarcastica.
Mi aprì la porta, era in accappatoio con un asciugamano messo a turbante sulla testa.
< Ciao! Entri Maestà, please, bentornata al castello> ribatté lei imitandomi ed abbozzando un inchino.
Entrai guardandola con un sorrisetto di comodo, poggiai la borsa su una sedia e mi lasciai cadere a pesce lesso sul letto..tutta imbacuccata.