lunedì 16 maggio 2011

UN GIORNO PER CASO - 7

Durante tutto il pranzo non scambiammo così poi tante parole…nei momenti in cui non gli squillava il cellulare lui era molto assorto nei suoi pensieri ed io, figuriamoci, mi avessero dato una tegola in testa sarei stata certamente più presente. La mia spavalderia iniziale si era trasformata in paura di dire qualcosa di sbagliato, di inopportuno e l’ultima cosa che volevo era rovinare quel sogno di cui riuscivo a toccare ed a respirare l’essenza, mi guardai quindi dal fare troppe domande e conversammo l’indispensabile su cose abbastanza ovvie come il traffico e la bellezza della città. In ogni modo Robert si divorò gli spaghetti accompagnati da un buon vino: Danny si era rifiutato di portargli la Coca Cola dicendo che sarebbe stato sacrìlego per il suo piatto. Dopo il primo mi chiese con gentilezza se gradivo altro, ma rifiutai, avevo già fatto abbastanza fatica a buttare giù la pasta viste le condizioni “accartocciate” del mio stomaco. Presi solamente un caffè che Danny fece egregiamente, tanto che gli feci i complimenti…non è semplice trovare un espresso decente fuori dall’Italia..spesso è meglio stare in astinenza o chiudere occhi e naso quando si beve. Anche Robert ordinò un caffè e lo sorseggiò con calma; poi prese dalla tasca il pacchetto di sigarette e mi avvertì che sarebbe andato in una terrazza sul retro a fumare ed a fare una telefonata. All’improvviso mi rammentai dei miei amici, era passata l’ora di pranzo e non mi ero fatta sentire: forse stavano in pensiero, un senso remoto di rimorso fece capolino in me, ero stata io ad insistere a fare quel viaggio di nuovo tutti insieme e me l’ero filata…ma insomma, ovvia,  mica capita tutti i giorni di incontrare l’uomo dei tuoi sogni, avrebbero capito. Capito…ma non potevo raccontare loro nulla, sarebbe stato imprudente per Robert e poi chissà se mi avrebbero creduta: tanta era la mia passione per Robert Pattinson che mi avrebbero presa in giro per il resto dei miei giorni canzonandomi di essere andata in giro per Londra ubriaca e di aver incontrato il vampiro tanto sognato…no, meglio inventarsi qualcosa. In ogni caso dovevo telefonare: mentre aspettavo presi dalla borsa il telefono e constatai che infatti c’erano diverse chiamate perse da parte di alcuni di loro. Non avevo sentito perché avevo tolto volontariamente la suoneria quando ero andata in bagno e lo avevo lasciato sul tavolo. Così mi decisi e chiamai Elisabetta. Non mi rispose nemmeno “pronto”, la sua voce preoccupata ed al tempo stesso sollevata arrivò diretta al mio orecchio: < Eva ma dove sei? Stai bene? Ti è successo qualcosa?>
<No, scusami infinitamente Bètta..va tutto bene, benissimo, è che..mi è capitato un imprevisto..a volte succedono cose strane nella vita, ma sto bene, non preoccuparti, è tutto a posto> cercai di tranquillizzarla con scarso risultato
<Ma come stai tranquilla???!!! Ti aspettavamo alle dieci stamattina davanti al museo delle cere, sono quasi le due e non ti abbiamo visto, non rispondi al telefono, non ti fai sentire e dovrei stare calma? Mah..insomma non siamo mica in un paesino di trecento abitanti..siamo a Londra, se permetti mi preoccupo eccome!> rispose la mia amica arrabbiata. Bètta si era laureata da poco in neurologia, era una persona dolcissima, con la testa sulla spalle e si sentiva responsabile sempre di tutti. Cercai di mantenere un tono di voce pacato per farle capire che non c’era da temere nulla e continuai:< Bètta, per favore, hai ragione, avevo chiamato Gianni verso le undici e lo avevo avvertito che non sapevo se avrei potuto raggiungervi, non ve l’ha detto?Si è dimenticato come al solito?>, <No, non si è dimenticato..ma ci immaginavamo che tu ritardassi solo un po’, non che nemmeno ti presentassi…insomma, ma si può sapere che ti è capitato?> mi chiese curiosa.
Cercai di mettere insieme qualche parola sconnessa<Maaaa…nulla…ho incontrato un vecchio amico in libreria, non ci vedevamo da tanto tempo e….poi abbiamo pranzato insieme..ecco, questo mi è successo>, esitai in attesa di una sua risposta, ma Bètta era un osso duro< Un vecchio amico???!!! In una libreria nel centro di Londra? Pensi che sia scema? E come si chiamerebbe questo “vecchio amico”, chi sarebbe? Non me ne hai mai parlato..>
<Oddio Betta ma sei peggio di mia madre…insomma ci siamo conosciuti tanti anni fa e ci siamo ritrovati, uffa e allora?? Che c’è di male?> risposi un po’ spazientita.
<Il nome> incalzò lei.
< Ahhhhhh….come sei, caspita!> presi tempo, non mi veniva nulla in mente, poi buttai là<Mmmmm…. Bobby, si chiama Bobby…contenta ora? Tanto non lo conosci!>
<Bobby….mah…non me la racconti giusta ciccia> all’altro capo del telefono la mia amica neo-neurologo non si lasciava imbambolare, ma mollò la presa finalmente <ok, che ti devo dire, spero solo che tu sappia ciò che fai> concluse rassegnata.
<Ma sì, certo, stai tranquilla, ci vediamo stasera.Ciao.> Chiusi il cellulare e feci un gran sospiro ma non avevo ancora finito di espirare che venni interrotta
<Bobby? Io sarei Bobby?> non mi ero accorta che Robert era tornato dentro e si era fermato al bancone del bar ascoltando parte della telefonata.
Mi girai di scatto, sorpresa e lo accusai<Allora capisci l’italiano? Mi hai presa in giro?>
< No, ho solo afferrato due delle poche parole che so della tua lingua:”véchio ammigo”…sarei io?> si giustificò sorridendo. Era stato così adorabile nel pronunciare quelle parole, quasi in spagnolo, che ricambiai il sorriso e gli spiegai la situazione: i miei amici si erano preoccupati della mia assenza e mi ero inventata di aver incontrato per caso un amico di vecchia data che si chiama Bobby..<Ho pensato che sarebbe stato meglio non dire la verità..per la tua privacy, ecco>. Si avvicinò veloce a me, lui era in piedi ed io ancora seduta al tavolo, si piegò sulle gambe e mi guardò dal basso verso l’alto: io arrossìì, mi sentivo prendere fuoco le guance e ci mancò poco che non svenissi quando lui con voce soave mi disse< Ti ringrazio molto, anche per questo, è stato molto gentile da parte tua, non lo dimenticherò>. Cercai in ogni modo di evitare il suo sguardo o mi sarei trasformata in una fiammella viaggiante, poi sempre accucciato mise un braccio sotto la sedia <Oddio ma che fa adesso? Ora mi prende un colpo lo sento>..pensai
<Tieni, ti era caduto il telefono in terra> mi fece notare porgendomelo.
<Oh grazie, non mi ero accorta> presi il cellulare dalle sue mani tremando, mi alzai e lo gettai nella borsa mandando giù un groppo di saliva.
Raccolsi tutte le mie cose, indossai il cappotto e mi diressi con lui verso la porta del locale: Danny ci stava aspettando <Ciao Robbèrto, è stato un piacere, spero di rivederti presto..ed anche tu> disse rivolgendosi a me scuotendo forte la mia mano< vieni pure quando vuoi, sei la benvenuta!>
<Grazie a te Danny, sei sempre molto disponibile e comprensivo> rispose Robert ed anch’io sorrisi e lo ringraziai della sua ospitalità.
Quando la porta del ristorante si richiuse dietro di noi ci ritrovammo sul ciglio della strada; ero un po’ imbarazzata, non sapevo cosa dire e quindi me ne uscii fuori con una banalità:
<Allora..grazie per avermi offerto il pranzo, Robert.>, lui si stava guardando intorno attento e con le mani nelle tasche si girò verso di me e distrattamente rispose <No, no…dovere, ci mancherebbe, mi hai salvato da una guerra punica stamani quindi..è il minimo che potessi fare>
Ecco, lo sapevo, tutto stava per finire…il sogno stava svanendo, avevo la gola secca ed il respiro accelerato per l’emozione e la tristezza che stava invadendomi; tra pochi istanti ci saremmo salutati anzi peggio, ci saremmo detti addio per sempre…lui mi avrebbe dimenticata nel giro di ventiquattro ore e via, altro giro altra corsa, sarebbe andato da quella specie di fidanzata che dicevano che avesse…Io, invece, non lo avrei mai scordato…già mi sentivo terribilmente depressa e mi immaginavo la sera stessa in pigiama a piangere rivivendo con la mente quegli attimi di gioia pura; e mi vedevo molto Sandy mentre lui non sarebbe stato mai il mio Danny Zuco…



Mi rassegnai poco all’idea che dovevo inevitabilmente salutarlo e fu lui ad interrompere quel noioso silenzio che si era creato:< Bhè, io devo proprio andare adesso, ho un  impegno e non posso mancare quindi…grazie ancora Trilly…> disse dondolandosi sui piedi avanti ed indietro.
<E’ stato molto divertente, ti avrei strozzato ma…mi sono divertita…posso chiederti un’ultima cosa?> domandai esitando, lo sapevo che era una cosa infantile..ma non poteva andarsene così senza lasciarmi un ricordo tangibile di quel giorno straordinario
<Certo, dimmi!>
Mi vergognavo ma presi coraggio e dissi tutto insieme< Potresti farmi solo un autografo..così per ricordo..ecco..mi dispiace è una cosa da fan…ma che ci posso fare…> stavo letteralmente balbettando idiozie..per fortuna Robert fece una gran risata e prese la parola < Sicuro! Chissà che mi aspettavo..mi hai fatto paura per un attimo..ahahha! Hai un foglio, un libro..qualcosa dove possa scrivere?>
Aprii la borsa e cominciai a rufolare dentro, ma si sa, nelle borse delle signore non trovi mai quello che cerchi, a volte ci vogliono interminabili minuti ed un paio di parolacce per avvistare ed afferrare l’oggetto desiderato:< Sì, sì, subito, lo prendo subito, un momento solo..ecco, intanto la penna..adesso arriva anche la carta eh…abbi fiducia…> ero sicura di avere una piccola agenda o un taccuino da qualche parte in quel pozzo di San Patrizio…esasperata mi accucciai in terra per vedere meglio e pronunciare sottovoce le parole magiche in toscano <Mmmmmmmaremmmma della maremma ladra infame…dove diavolaccio sarà questo benedetto foglio di merda…vieni fuori stronzo!>
Robert si stava mordendo le labbra per non ridere, forse, e magari anche per la fretta..< Ma che litanìa stai sussurrando Trilly..vuoi che prendiamo un foglio da Danny, magari facciamo prima non credi?>
<Niente niente, non sto dicendo nulla di particolare> mi rialzai cercando di essere spontanea più che potevo e trattenendomi dal lanciare la borsa in mezzo alla strada <facciamo così, fallo sulla borsa vai, scrivi lì sopra!>
<Sei sicura?> mi guardò divertito.
< Certissimo, vai tranquillo!> “e magari aggiungi pure il tuo numerino di telefono..” borbottai in italiano.
< Eh?> Robert si girò verso di me e…era così vicino che potevo sentirne il profumo, era bellissimo
< Nulla, non ho detto nulla> mentii.
Era davvero arrivata l’ora dei saluti. Le campane suonavano a morte dentro di me.
< Devo proprio andare, arrivederci Trilly> mi salutò lui.
< Magari, arrivederci Robert.> alzai la mano come per abbozzare un “ciao” ed iniziai a camminare all’indietro cercando di fotografare nella mia mente il suo volto
< Mi raccomando, stai attenta alla strada..devi guardare a destra, ricordi?> mi rammentò perplesso.
< Oh sì..come no…destra, certo! Ciao!> risposi io.
Mi girai e attraversai la strada cercando di non farmi investire e, soprattutto, cercando di non voltarmi per vedere se lui fosse ancora lì…tanto non ci sarebbe stato di sicuro..affrettai il passo sperando che quell’agonia terminasse prima e m’iiludevo sognando con le lacrime agli occhi che lui provasse quello che mi stava soffocando il cuore.

lunedì 2 maggio 2011

Che angoscia!

Ciao a tutti,
è molto che non mi faccio sentire...chiedo scusa! Ma questo mese di aprile è stato triviale, mio figlio più piccolo si è ammalato un monte di volte ed a ruota poi io altre due volte...un macello insomma.
Quindi capirete, ho avuto proprio poco tempo da dedicare al blog e specialmente al racconto di Robert.
Ciò mi dispiace molto, vedo che ogni giorno qualcuno fa capolino, spero per verificare se ho pubblicato qualcos'altro oppure o no! Non riesco a scrivere quando sono stressata o presa da altri pensieri, quindi scusate ancora: appena le cose si stabilizzano tornerò a scrivere di nuovo!!!
Figurarsi che avrei voluto andare anche al cinema a vedere Cappuccetto Rosso Sangue e non ho potuto; che noia, che barba, che barba, che noia!!!
In ogni caso, vi ringrazio chiunque voi siate per le vostre visite, magari lasciate un piccolo messaggio o commento...fa sempre piacere conoscervi...magari inserisco anche una chat dove potete lasciare un messaggio senza essere né iscritti a Facebook, né a Google per quanto riguarda i commenti!!! Mi raccomando, non dimenticatelo!!! Adesso devo andare, i doveri familiari chiamano....uff...che fatica mandare avanti casa e famiglia...a presto!
Trilly