lunedì 12 settembre 2011

UN GIORNO PER CASO - 13

“Che fai nella vita Trilly? Raccontami di te!” mi domandò ancora ridendo e sfumacchiando.
“Faccio traduzioni di libri, dall’inglese all’italiano…e tu Bobby, cosa fai nella vita?” imitai la sua domanda.
“Ohhh…diciamo che mi occupo di recitazione, ma adoro fare il musicista anche!” rispose euforico
“Ma è fantastico….” mi atteggiai, reggendo la parte di una persona che non sa assolutamente nulla di lui.
“Aspetta, ti faccio sentire qualcosa…” afferrò la sua chitarra, si mise a suonare e poi iniziò a cantare.
Lo osservai ammaliata, ma mi conoscevo, ciò che pensavo mi faceva sorridere e lui se ne accorse subito.
“Che c’è? Che ridi? Ti faccio ridere?” chiese curioso e stupito.
“ Oh no, non mi fai ridere..è che…prometti che non ti offendi vero se te lo dico?” mi raccomandai
“ Ok, dopo quella del sosia di ieri penso che non mi offenderò più di nulla…” e rise incoraggiandomi “dai, stai tranquilla, anzi mi fa quasi piacere, le persone…le ragazze in particolare, sono così prese dall’adularmi che non mi dicono mai la verità…forza, sono tutt’orecchie..”
Iniziai: “ Dunque, adoro il tuo modo di suonare il pianoforte e la chitarra…così passionale  e le musiche che componi sono splendide…” alzai lo sguardo su di lui
“ Però?” si intromise nel mio discorso
“ Peròòòòò…” ripresi “ la tua voce è superlativa ma la preferisco “parlata” non “cantata”, a dire la verità mi sembri un gatto che si sente male, in punto di morte, non so,  con dolori di pancia…come si dirà in inglese un gatto che rantola…” e come oramai un fiume sul punto della cascata, senza fermarmi gli feci pure il verso “Mieowwwwwwwww” mi venne il dubbio troppo tardi che forse avevo osato troppo con la sincerità.
Mi fissava esterrefatto.
Detti un colpetto di tosse e cercai di rimediare alla prima figura di merda della serata affermando: “Comunque ti vedrei benissimo in quei locali tipici americani del Texas..insomma da quelle parti là…che cantano quelle canzoni country…” alzavo ed abbassavo lo sguardo visibilmente in difficoltà oramai “ Ssssì, ecco, molto bene saresti: perfetto.”
Lui mi osservava ancora muto con gli occhi sgranati e poi:” Stai scherzando? Stai parlando di me?” ondeggiava la mano verso sé.
Purtroppo come mi succede sempre, l’imbarazzo si tramutò ancora in ironia e continuai senza ritegno alcuno con la mia figura di merda: “Mi sembri Robert De Niro in Taxi Driver…Hey, stai parlando con me? Stai parlando con me?” dissi cercando di imitare De Niro.
Poi riflettei che era meglio che tornassi sui miei passi quando mi accorsi che Bobby era accasciato sulla chitarra con la testa su di un braccio, mi impaurii credendo che non si sentisse bene
“ Bobby tutto a posto? Ti senti bene?!” urlai quasi con tono preoccupato.
Alzò la testa e mi resi conto che stava ridendo come un forsennato tanto che gli mancava l’aria per respirare
Maremma bòna m’hai fatto prendere un colpo! Oh! Ripigliati!” esclamai ridendo anch’io.
Tra le risate cercava di spiegarmi che nessuna ragazza si era mai permessa di dirgli che cantava come un gatto in fin di vita
“Me la devo scrivere questa, la voglio raccontare alla mia famiglia! Non ci crederanno mai!” le risa si stavano placando pian piano.
“Forse però ho esagerato, non dovevo offenderti..” ero un po’ costernata.
“Non voglio vedere quel faccino triste Trilly, te lo ripeto, qualunque tipo di fan incontri non mi dicono altro quanto sono bello e fantastico e adorabile e figo, non ne posso più, è bello ricevere critiche costruttive e sapere cosa pensano veramente le persone di me!” mi confessò sereno e poi in un inglese molto stretto e dialettale che riuscii a senso a capire ugualmente aggiunse “Wow, era da molto tempo che non ridevo così da sobrio…”
Lo guardai un attimo perplessa ma lui tagliò corto e cambiò subito argomento
“ Da che parte della Toscana arrivi?” mi chiese suonando qualche nota.
“Abito vicino a Firenze, sono a circa due ore da Montepulciano!” l’aria che usciva dalla mia bocca si condensava a contatto con quella gelida del parco formando le caratteristiche fumate.
Iniziavo ad avere veramente freddo, sfregavo le mani insieme e me le mettevo sulle orecchie ormai rosse come peperoni per il gelo.
“ Trilly tu lo sai vero che se non indosserai un cappello ti beccherai un bel raffreddore?”
“ Uffa, sì sì, lo so, lo so..” risposi continuando a tapparmi le orecchie “ora lo metto, tra pochino..”
“ Senti, sono cresciuto con tre donne in casa, mamma e due sorelle ed ho giocato sempre con loro da piccolo ascoltando i loro discorsi anche quando erano più grandi…facciamo così: il mio cappello è più grande del tuo, ci sarà spazio abbastanza per appuntare quei capelli senza che si appiattiscano irrimediabilmente” mi fece un occhiolino assassino e si tolse il cappello nero.
Io ero sbalordita, non mi affluiva più sangue al cervello e non conoscevo più nessuna lingua di questo mondo se non il rossore evidente delle mie guance che tutto faceva capire senza dire nulla: nella mia testa tsunami di pensieri del tipo “oh che fa oh che fa??!! Ora svengo mi prende un colpo, mio Dio mi si sta avvicinando con quel cappello….Gesù dammi la forza di non morire…abbi pietà…” e molti altri…
Mentre ero ancora in modalità “attonita” la situazione peggiorò quando vidi cadere sul suo viso quei capelli di seta gialla con riflessi rossi. Tutto accadde in pochi secondi, mi appoggiò delicatamente il cappello sulla testa
Ma che cazzo sta succedendo, chi me lo dà un pizzicotto maremma maiala???!!” pensai in preda ad una crisi emotiva.
“ Ecco, non ti dona come il rosa ma almeno sei coperta, non voglio che ti ammali, mi piacerebbe passare questi giorni di festa con te, sempre se puoi ovvio…” disse cominciando a mettere a posto la chitarra dentro la custodia.
Con un filo di voce roca e steccata risposi:” Cheeeeeeeeee???????!!!!!!!!!!”
Finiva di sistemare lo strumento e parlava :” Sì, perché no? Mi sono divertito così tanto questo pomeriggio, domani potremmo andare al mare a Brighton, hai mai visto il mare d’inverno?!”
“NNNNNNNNNoooo, no no..non l’ho mai visto” risposi inebetita” certo che posso ma…perché sei solo qui a Londra per il Natale? Se non sono indiscreta, non voglio farmi gli affari tuoi..”
“ No assolutamente, vieni, te lo spiego mentre facciamo due passi, così ci scaldiamo un po’…”
Ci alzammo ed io ebbi paura che al mio posto, sotto al mio sedere,  la panchina fosse carbonizzata ma sembrava tutto a posto e mi incamminai vicino a lui.
“ Volevo staccare dalla vita mondana, dagli eventi, fans, paparazzi…i miei sono in vacanza per conto loro e le mie sorelle pure..avevo voglia di solitudine, di normalità…poi sei arrivata tu, per fortuna a salvarmi da una di quelle situazioni che mi terrorizzano..di solito sono sempre accompagnato dalla mia guardia del corpo che riesce a risolvere tutto tranquillamente ma vuol dire anche non essere mai libero e quindi ho voluto provare..mi ero ricreduto ammettendo che non fosse stata una bella iziativa…ma poi ho cambiato idea..” si voltò guardandomi e sorridendo. Non avevo il coraggio di dire niente temendo di rompere l’incantesimo ma Bobby inizò a ridacchiare
“ Che c’è?” gli chiesi dondolando la testa
Si schiarì la voce e disse “ Ti è…ehm, ti è scivolato il cappello sugli occhi, sembri un colbacco…dagli una sistemata o finirai per inciampare di nuovo…” mi avvertì riferendosi chiaramente alla bella caduta sulla strada del giorno prima. E vai con la seconda figura di merda della serata..olé!!!
“ In effetti, non ci vedevo niente…” sorrisi.
Continuammo a conversare e  camminare  attraverso i vialetti del parco incontrando di tanto in tanto qualche persona; avvertivo chiaramente come se avessi le antenne il disagio di Bobby al passare della gente e penso che si sentisse nudo senza il suo cappello a nascondergli perlomeno quella bellissima criniera. Abbassava il viso sfuggendo agli sguardi degli altri e divenendo nervoso e distratto: mi faceva male sentirlo così, avrei voluto fare qualcosa per lui.
 Il pomeriggio stava volgendo al termine, era quasi buio e mi sentii in dovere di restituire l’oggetto che mi aveva dato in prestito, anche se a malincuore.
“ Bobby, penso che sia il momento che ti restituisca il cappello, grazie…è quasi buio ed ora posso indossare il mio” esordii “nessuno d’importante dovrà vedermi con i capelli in ordine da adesso in poi” mi scappò detto con fare già malinconico ed ipnotizzato per l’idea di dovermi separare da lui.
“Ero io la persona importante?” replicò lui riportandomi alla realtà e facendomi rendere conto di aver detto una cosa che mai avrei voluto dire in sua presenza.
Le mie guance erano di nuovo in fiamme, le sentivo avvampare, menomale che non c’era quasi più luce, forse non se ne sarebbe accorto.
“ Bhè, certo…sei un attore di fama mondiale, un Vip…mica mi posso permettere di farmi vedere sciatta mon Dieu!” scherzai cercando di rimediare all’errore.
Bobby rise e stette allo scherzo “ Sai, credevo che cenassi con Robert De Niro stasera o che andassi a bere un drink con Brad Pitt, non so…dopo tutti quegli appuntamenti disdetti di ieri con quei Vips…ero sicuro che stasera ne avessi qualcun altro…”
Alzai gli occhi al cielo ed ammisi “ Touchée  per me adesso!!! Siamo pari!!! Ahahahah!!!” risi spensierata e contenta di sentire che si ricordava le scemenze che avevo detto il giorno prima durante il nostro incontro.
“ Allora va bene per domani signorina?” disse all’improvviso
“ Mmmmmmmm….mah….avevo un appuntamento con un certo Robert Thomas Pattinson…un noioso da morire…sarò ben felice di dargli buca e venire con te Bobby!” il cuore mi prendeva fuoco
Fece una di quelle sue irresistibili smorfie e rise, quasi mi mancarono le gambe, stavo per accasciarmi al suolo ma parlò ancora
“ Oh Dio che noia mortale quel tizio…sì, lo conosco di vista…meglio evitare…quindi, a domattina Trilly!” sussurrò
“Ok…” balbettai “ ciao…domattina, sì, ok..’notte eh…”
Eravamo arrivati all’uscita del parco e dopo averlo salutato m’incamminai a passo inebetito verso la metropolitana: mi sentivo quasi eterea, mi sembrava che tutto intorno a me galleggiasse, ero sicura che se avessi preso la rincorsa mi sarei alzata in volo.
“Ehy Trilly!!!” udii una voce forte chiamarmi a distanza riportandomi a terra di colpo.
Mi voltai riconoscendo la sua voce calda “ Sìììììììììììì? Dimmi!!!” urlai
“Dove alloggi Trilly????” mi chiese e mi accorsi che non gli avevo detto come trovarmi per l’indomani.
“ Britannia Hotel, Canary Wharf” risposi, sperando che mi avrebbe fatto sapere qualcosa; feci ciao con la mano e proseguii il mio ritorno all’hotel.
A differenza del giorno prima in metropolitana mi rilassai cullandomi con le immagini del pomeriggio appena trascorso e sognando chissà cosa per il giorno che doveva ancora arrivare: rivedevo i suoi sorrisi, le sue risate, le sue facce divertenti e stupite, i suoi gesti gentili accompagnati da quello sguardo così dolce e pastellato come un aquarello. Presi dalla borsa il mio Mp3 e scelsi di ascoltare una canzone che rispecchiasse il mio “leggero” stato d’animo…