venerdì 1 luglio 2011

UN GIORNO PER CASO - 9

Rimasi a fissare il punto in cui era sparito dalla mia vista…mi sentivo il cuore in gola, mi rimisi seduta un attimo per fare il punto della situazione, mille immagini e mille pensieri si rincorrevano nella mia mente e non riuscivo a focalizzarne nemmeno uno. Appoggiai i gomiti sulle ginocchia e mi presi la testa fra le mani cercando di fermarli ma senza riuscirci: com’era possibile un simile accadimento nella mia vita, mi aveva chiesto di trascorrere un pochino di tempo con lui, com’era possibile che non avesse nessun altro a Londra per passare le vacanze natalizie insieme, era la sua città, ci era cresciuto…erano tutti scappati via?! E poi quella richiesta particolare di chiamarlo Bobby..., tutti interrogativi a cui non sapevo dare una risposta per il momento. Guardavo la gente camminare, parlare, e non mi accorgevo che stavo cercandolo in ogni figura maschile vestita di scuro: mi dissi Basta! Dovevo uscire da quello stato catatonico e cercare di fare il meglio per la serata che dovevo passare con i miei amici e soprattutto pianificare il pomeriggio del giorno dopo…mi alzai e scesi le scale che portavano alla metropolitana; sarei tornata in albergo a darmi una sistemata.
Attraversai tutti i sotterranei per arrivare alla piattaforma gialla che mi avrebbe riportato alla fermata vicino al mio hotel. A Londra anche la metropolitana mi affascinava: così efficiente, così sempre puntuale. Puoi girare quasi tutta la città senza bisogno di altro, oltre alle gambe per camminare. Quando venni a Londra la prima volta non ci avevo capito nulla guardando la mappa con tutte quelle linee colorate: sembravano formare un dipinto di stile futuristico, poi ebbi un’illuminazione e capii la logica dei punti cardinali e quindi il significato dei colori delle piattaforme e la direzione che prendevano a seconda, ovviamente, se era una Nord o una Sud. Mi divertiva il fatto che sulle scali mobili i londinesi sostavano disciplinati ognuno su uno scalino e rigorosamente a destra, per far passare i frettolosi sulla sinistra senza creare intralcio…in Italia figuriamoci..quando molto tempo prima ero venuta in vacanza d’estate mi ricordavo che noi italiani ci riconoscevamo solamente alla vista…e sulle scale mobili stavamo tutti “ammassati”: che differenza!
Salii sul treno sotterraneo e mi sedetti: mi sentivo strana e nervosa ,  non riuscivo a stare ferma, tamburellavo con le dita, poi dondolavo i piedi, stendevo le gambe e poi le ritiravo di nuovo,  poi mi alzavo appoggiandomi al palo in stile lap dance per rimettermi infine seduta e ricominciare daccapo.
Tentai di ripercorrere con la mente la giornata trascorsa fino ad allora: la libreria, il panico nel riconoscere Robert e poi la fuga, il pranzo, i saluti e la sorpresa di rivederlo…che cosa avrei fatto l’indomani, di quali argomenti avremmo parlato? L’unica cosa certa era che Robert non sarebbe dovuto venire a sapere la verità, cioè il mio ormai grave stadio di adorazione assoluta nei suoi confronti, l’account Facebook con tutte quelle foto sue, pure quelle erotiche Photoshoppate e montate da persone più malate di me…e poi Dio ce ne scampi e liberi! …Tutti i commenti romantici e “hard” relativi a quelle foto…maremma santa mi sentivo morire di vergogna al solo pensiero che potesse leggerli…poi mi venne in mente che erano tutti in italiano e mi appoggiai allo schienale del seggiolino tirando un gran respiro di sollievo! Menomale!
E poi come avrei dovuto comportarmi? Avrei dovuto raccontare qualcosa a Bètta oppure no? Giovanni aveva con sé un computer portatile…dovevo avvisare le mie amiche virtuali? Mi sentivo terribilmente combattuta sul da farsi…lui voleva stare tranquillo ed io volevo raccontare di averlo incontrato e che lo avrei rivisto on line…no, mi rattristava non poter condividere quest’avventura con le mie compagne ma non potevo permettermi di giocare con la vita privata di Robert, sarebbe stato scorretto e non volevo assolutamente. Forse avrei potuto confidarmi un pochino con Bètta che ripudiava Facebook ed i social network in generale con tutta se stessa…avrei giudicato sul momento magari perché sentivo, comunque, che sarebbe stato difficile contenere nel mio corpo tutte quelle emozioni senza poterle condividere con qualcuno a me vicino.
Mi affrettai ad entrare in albergo, era tardo pomeriggio ed iniziava a fare veramente freddo e poi era quasi buio ormai. Il vento aveva aumentato la sua forza diventando terribilmente gelido e tagliente: d’altronde tra pochi giorni sarebbe stato Natale e, partendo dall’Italia, avevo sperato proprio che nevicasse.
Uno dei miei desideri era sempre stato di poter ammirare Londra sotto la neve nel periodo più magico dell’anno.
Uscita dalla porta girevole trasparente, l’aria calda nella Hall dell’albergo mi circondò in un caldo abbraccio procurandomi una piacevole sensazione. Salutai le impiegate con un cenno della testa: la chiave della stanza non c’era, Bètta doveva essere già dentro, dormivamo nella stessa camera. Presi l’ascensore, quinto piano, stanza 523 e bussai. Nessuna risposta. Bussai ancora con più forza.
<Eccomiiiii!> la voce di Bètta si faceva sempre più vicina <Eva sei tu?>
<Certo dottoressa…!> risposi sarcastica.
Mi aprì la porta, era in accappatoio con un asciugamano messo a turbante sulla testa.
< Ciao! Entri Maestà, please, bentornata al castello> ribatté lei imitandomi ed abbozzando un inchino.
Entrai guardandola con un sorrisetto di comodo, poggiai la borsa su una sedia e mi lasciai cadere a pesce lesso sul letto..tutta imbacuccata.


7 commenti:

  1. ahahah non sarà facile questo incontro...leggo Trilly presa troppo dalla paura! ce la farà la nostra eroina??? kiss Giada

    RispondiElimina
  2. ahaha....mi intriga sempre di più...qnt domande dubbi..speriamo ke bobby risponde presto!!!!!trillyyyyyyyyyyyyyyyyy!!idem x la metropolitana ho avuto lo stesso pensiero troppo bello.mi piaci alla prossima ..baci mery

    RispondiElimina
  3. ps.sono mary robert ^_-

    RispondiElimina
  4. certo difficile da credere.......... mamma mia come spiegare in effetti......

    RispondiElimina
  5. E' sempre un piacere leggere i tuoi pezzi, c'è dentro tutta te stessa ... in effetti sarebbe dura non raccontare niente a nessuno, sarebbe renderlo meno reale visto che già sembrerebbe un sogno ad occhi aperti... Bravissima!!!

    RispondiElimina
  6. ogni tuo pezzo è una sferzata di allegria, adoro come scrivi... brava Trillina, non vedo l'ora di leggere dell'incontro, chissà che succederà!!!!

    RispondiElimina

Lascia un segno della tua visita! Grazie da Trilly!!!