lunedì 28 marzo 2011

UN GIORNO PER CASO - 1

Ero a Londra. Finalmente.
Un paio di mesi fa avevo organizzato una cena con i miei vecchi compagni di viaggio ritrovati recentemente su Facebook.  Quindici anni ed un po’ di più erano passati da quelle splendide vacanze studio in Inghilterra… due settimane di college, studio e gran divertimento. Avevamo così deciso di rivivere quella bella esperienza da ormai trentenni e tornare a Londra a rivedere il nostro vecchio college e riguardare con occhi diversi la grande città. Per quanto mi riguardava adoravo Londra, tutto di lei, tutto dell’Inghilterra…i colori, i profumi, il parlare, la gente, lo stile delle costruzioni…insomma tutto, a parte il cibo ovvio. A dire il vero ho sempre sostenuto di aver vissuto qui una vita precedente perché, nonostante sia italiana ed ami il mio paese, il richiamo interiore e profondo che ho sempre sentito per l’Inghilterra e tutto ciò che la riguarda mi ha sempre condizionato…potessi mi sottoporrei ad una seduta di ipnosi regressiva…così mi metterei l’anima in pace sapendo che quello che sento è certamente vero! I professori a scuola chiedevano a mia madre se avessimo parenti inglesi tanto la lingua e l’intonazione mi venivano spontanei!
Ed ora ero di nuovo a “casa”, mi sarebbero rimasti altri dieci giorni di libera uscita in vacanza…una vacanza…che certo mai avrei dimenticato…
Quella mattina ero uscita presto dall’hotel con l’intenzione di andare a passeggiare per Regent’s Street ed arrivare diretta a Regent’s Park, un parco bellissimo anche se meno noto e più piccolo di Hide Park…ma si trova proprio davanti al college dove dormivo da ragazzina e quindi desideravo rivedere quei luoghi da sola per godermi tutte le sensazioni che sarebbero arrivate, conoscendo il mio animo nostalgico…
Camminavo osservando tutti quei gran palazzi, i negozi e la gente frenetica per la strada e m’immaginavo che lavori facessero quando intravidi una piccola libreria che somigliava tantissimo a quella del film Nottingh Hill…sorrisi di emozione ammirando quel piccolo scorcio di città, mi avvicinai…le librerie mi sono sempre piaciute…ci perdo la cognizione del tempo, è come varcare la porta per un’altra dimensione…e quindi senza pensarci un attimo di più entrai non immaginando nemmeno lontanamente cosa sarebbe accaduto…quella porta sarebbe stata la mia Sliding Door…..
Entrai con circospezione ed il mio animo english si riempì di serenità: sembrava di essere entrati nella casa delle bambole…libri dappertutto, piccole e comode sedie per potersi trattenere con tranquillità, profumo di carta…un vecchio campanello attaccato in cima alla porta segnalò il mio ingresso ed un signore di mezza età venne a darmi il buongiorno. Non c’era nessuno a parte una figura maschile in disparte di cui vedevo a malapena il cappotto scuro e che mi dava le spalle. Iniziai a dare un’occhiata dall’altra parte e passando urtai inavvertitamente il piede dello sconosciuto:- Sorry, I’m sorry..-, egli non rispose, si limitò a scuotere la testa come se non fosse successo nulla senza girarsi nemmeno….mah…pensai, chissà che legge di così appassionante…intanto sentivo che da fuori venivano dei rumori strani e c’erano più persone del normale; forse una rissa, qualcuno che si era sentito male..scrollai le spalle e mi diressi al mio angolino per curiosare tra quei libri. Ne trovai uno con delle bellissime illustrazioni e decisi che lo avrei comprato sicuramente.
D’improvviso l’uomo sconosciuto dette un colpo di tosse e d’istinto alzai lo sguardo e lo osservai: era alto accidenti e ben messo di spalle, aveva jeans scoloriti, scarpe da ginnastica ed un vecchio Bomber….quello che però mi turbò fu il cappello…mah…un cappellaccio nero di lana messo sulla testa in quel modo…tremendo….occhiali scurissimi…riabbassai lo sguardo sul libro pensando tra me a quante volte, con le mie amiche di Facebook, avevamo detto che quella specie di berretto sta da Dio solo ad una persona: il Divino Robert Pattinson, povero ragazzo, che pietoso tentativo di emulazione.. Sorrisi a quel pensiero ma quando il mio cervello mi fece notare che non mi trovavo in un paesino della provincia di Firenze ma bensì in centro a Londra, la città natale di Robert, rialzai lo sguardo questa volta per esaminarlo meglio…feci tre passi in avanti per non averlo di spalle ma di lato e guardai….non mi servì molto tempo, avrei riconosciuto quel profilo anche sotto un burka…nel giro di frazioni di secondo mi iniziarono a pulsare le tempie, il cuore batteva come un tamburo africano, avevo il sudorino freddo e credetti che mi stesse per prendere un ictus! Feci una breve analisi della situazione come quando dicono che sei in punto di morte e ti scorre la tua vita davanti gli occhi…non ero entrata in nessun Armadio e quindi non potevo trovarmi a Narnia, non avevo incontrato nessun tipo di StarGate per un altro mondo..forse gli alieni mi avevano rapita…no, un tonfo sordo.
Il libro mi cadde di mano, il ragazzo con il cappello sembrava innervosirsi ed in un attimo di lucidità pensai che quel matto scatenato di Giovanni (un amico di quelli con cui ero tornata a Londra) mi avesse fatto un brutto scherzo mettendomi qualcosa di allucinogeno nel caffè della mattina…era sempre in vena di scherzi quel pisano, non era cambiato nemmeno un po’.. Certa della mia pazzia da farmaco mi spostai e presi di gran fretta il cellulare:- Gianni..sono Eva, ascolta ma sei proprio un deficiente…cosa hai messo nel mio caffè stamattina?Marjuana, acido o cos’altro?-. Giovanni ridendo incredulo rispose:- Eva ma che stai dicendo? Ma che ti sei fumata?! Ma non ho messo proprio un bel niente nel tuo caffè..non ho più sedici anni..a proposito ma dove sei? Ti aspettavamo per andare a vedere il museo delle cere, siamo già entrati ed abbiamo visto pure la statua di quel vampiraccio che ti garba tanto…ihihihi….non è mica poi così bello sai….con quel ciuffo sembra un ananas…!!!- ,  -Mmm..sempre simpatico come la sabbia nel costume….ah non hai me-me-messo nulla nel caffè allora eh??!!........oh merda…..non so quando torno, non mi aspettate ciao!-. Chiusi il cellulare ed appena abbassai mi accorsi che fuori dalla libreria c’era una confusione enorme e si era riempito di gente che urlava…Feci due connessioni e cominciai a capire quando qualcuno mi urtò con forza prendendomi per un braccio e trascinandomi in un corridoio più nascosto della libreria..

4 commenti:

  1. Trilly mi fai morire... il video di "ragazzi di oggi" all'inizio è stupendo, riesco a vederlo solo oggi perchè sul gruppo non ero riuscita ad aprirlo... sei il mio mito!!!1

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  2. Davvero Baby???!! Ahahah..ne sono felice! Fai girare!

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  3. Trilly è una forza il tuo racconto...solo un pisano poteva dire che Robert ha un ciuffo che sembra un ananas.. ahahahah Ha ragione Baby... sei un mito!!!!

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